Le nuove palline da tennis sotto accusa: si sgonfiano presto, il gioco cambia e gli infortuni aumentano (Guardian)
Tutto è cambiato col Covid che ne ha modificato la produzione. Raducanu ha detto che molte lesioni al polso, al gomito, alla spalla possono essere legate a queste condizioni.

Russia's Daniil Medvedev reacts while playing against Italy's Jannik Sinner during their men's singles final match on day 15 of the Australian Open tennis tournament in Melbourne on January 28, 2024. (Photo by Lillian SUWANRUMPHA / AFP) / -- IMAGE RESTRICTED TO EDITORIAL USE - STRICTLY NO COMMERCIAL USE --
Negli ultimi anni molti tennisti di alto livello hanno sollevato una questione che fino a poco tempo fa sembrava secondaria: le palline da tennis. Non per il loro colore o spessore, ma per come si comportano in campo — come si usurano e soprattutto come possono contribuire a frustrazione tecnica ed infortuni. Ricordiamo che le palline vengono cambiate più volte nel corso delle partite: ogni nove games, la prima volta ogni sette perché comprende il palleggio iniziale. Il Guardian ha analizzato la problematica.
Quando il feltro delle palline da tennis si “consuma” troppo in fretta
Scrive il giornale inglese che:
con l’aumentare degli scambi, tra il contatto con la corda, la superficie del campo, le intemperie, quel feltro diventa più soffice, meno uniforme, più alto, fino a perdere aerodinamicità. Il risultato è una pallina che viaggia più lentamente, che richiede più sforzo per essere spinta, che rende i colpi meno incisivi. Il fenomeno non è nuovo, ma molti giocatori osservano che oggi accade più velocemente rispetto a qualche anno fa. Ciò rende imprevedibili le condizioni di gioco. Per chi basa il proprio gioco su variazione, potenza o spin, tutto ciò crea uno sbilanciamento che può danneggiare il rendimento.
Il legame con gli infortuni nel tennis
Prosegue il Guardian:
Più volte atleti come Emma Raducanu, Daniil Medvedev, più altri, hanno detto che quando la pallina si “fluffa” molto, il gioco viene compromesso in termini tecnici — e la tecnica, quando fatichiamo a produrre colpi con la stessa esattezza o velocità, diventa più “faticosa”. Più sforzo su braccia, spalle, polsi. Da qui il rischio maggiore di infortuni. Raducanu ha detto che molte lesioni al polso, al gomito, alla spalla possono essere legate a queste condizioni.
Fattori alla base dell’accelerato deterioramento
Tra le cause addotte dagli stessi atleti il Guardian riporta:
Produzione e forniture di feltro: durante la pandemia di Covid-19 molte fabbriche hanno avuto difficoltà logistiche e di approvvigionamento, con materiali che sono arrivati in ritardo o con standard variabili. Questo ha influenzato la qualità del feltro usato per le palline.
Differenze tra tornei di tennis: ogni torneo adotta un fornitore, un contratto, un tipo di pallina. Le variazioni tra brand e tipo (la composizione del feltro, la densità, il procedimento di pressurizzazione) fanno sì che cambiare torneo equivalga a cambiare “strumenti”. Alcuni giocatori ritengono che anche la pressione iniziale della pallina giochi un ruolo nella rapidità con cui si degrada. Per adattarsi, molti professionisti stanno modificando le proprie corde o la tensione: usare corde naturali o miste con poliesteri, tensioni più basse per mantenere potenza anche quando la pallina rallenta. Medvedev è uno di quelli che più spesso denuncia la variabilità delle palline. Dice che ormai non è più possibile dare nulla per scontato: ogni match può presentare palline che si comportano in modo diverso.
Perché cambia il gioco
Il dibattito è intenso e particolareggiato.
Il Guardian conclude così:
Le palline sembrano ormai un fattore centrale — non accessorio — nella prestazione. Nemmeno i migliori possono ignorare quanto queste variazioni – previste e impreviste – influenzino la tattica, l’economia del punto e, non da ultimo, la salute fisica. Se il tennis moderno vuole continuare a progredire non solo come spettacolo, ma come sport sostenibile per chi lo pratica al massimo livello, questa è una discussione che merita ascolto e risposte concrete.