Casarin: «Bearzot mi tenne tutta la notte prima della finale 82 a parlarmi delle guerre mondiali. Fino alle cinque»

A Repubblica: «Dopo la finale, vidi Zoff parlare con un uomo, Dino gli guardava le mani enormi. Era un minatore italiano che veniva dal Belgio, gli regalò la maglia di quella sera»

L'ex arbitro Casarin

Db Milano 05/04/2016 - funerali Cesare Maldini / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paolo Casarin

Casarin: «Bearzot mi tenne tutta la notte prima della finale 82 a parlarmi delle guerre mondiali. Fino alle cinque»

Paolo Casarin, 85 anni, uno dei miglior arbitri della storia del calcio italiano (e non solo), ha scritto un libro “Vita e pensieri di un arbitro” (Rizzoli) e Repubblica lo ha intervistato con Maurizio Crosetti. Vi riportiamo un estratto.

A volte, l’arbitro prega.
«Nel Mundial ’82, il peruviano Labo di cui ero guardalinee allestì un altarino e cominciò le orazioni negli spogliatoi. Gli dissi che la partita stava per cominciare, ma non smise».

La sera prima della finale, lei la trascorse con Bearzot.
«Mi chiamò nel suo albergo e cominciò a raccontarmi della Prima Guerra Mondiale. Andò avanti fino alle due e mezza. Gli dissi: “Enzo, grazie, molto interessante ma guarda che ore sono”, lui rispose “Paolo, mica vorrai andartene adesso?”. E attaccò con la Seconda Guerra Mondiale. Finì quasi alle cinque, aveva bisogno di astrarsi dall’imminenza della grande partita».

E dopo la finale, ancora nel medesimo hotel di Madrid, stavolta con Zoff.
«Venne un uomo e cominciò a parlare con Dino, che gli osservava le mani, enormi. Io guardavo la scena, appartato. Poi Zoff salì in camera e tornò con la sua maglia: la regalò all’uomo, che era un minatore italiano venuto apposta dal Belgio per la finale. Questo è Dino Zoff».

Il paròn Rocco è protagonista di pagine memorabili.
«Gli spazzini di Padova erano le sue spie: lavorando la notte sapevano se qualche giocatore andava in giro in ore sbagliate…». 

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