Gasperini: «Chi pensa al doping, offende me e l’Atalanta. Il Var mi allontana dal calcio»

Intervista al Corriere dello Sport: «Regole che resistono da centocinquant’anni e forse più andrebbero assolutamente difese e tutelate. Oggi si crea solo confusione»

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Mg Verona 08/02/2025 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Atalanta / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Gian Piero Gasperini

Gasperini: «Chi pensa al doping, offende me e l’Atalanta. Il Var mi allontana dal calcio»

Gasperini intervistato da Ivan Zazzaroni direttore del Corriere dello Sport. Nell’intervista affronta temi, anche i sospetti doping sulla sua Atalanta.

Tutto merito dei risultati.
«Il risultato è fondamentale. Senza il risultato tutto il resto è chiacchiera e poi, certo, c’è modo e modo di ottenerlo. Io ho sempre pensato di giocare
in quel modo per arrivare al risultato, non per altro. Nessuna ideologia, né filosofia».

Un altro dei tanti luoghi comuni che ti circondano riguarda i giocatori da non acquistare quando provengono dalle tue squadre. Chissà cosa gli fanno a Bergamo, quali stregonerie si saranno inventati. C’è anche chi sospettava che vi dopaste.
«Stai scherzando?».

No: riporto voci.
Gassperini: «Chi ha soltanto pensato una cosa del genere ha offeso una società, il sottoscritto, uno staff e un gruppo di giocatori, il loro lavoro. Quando non si sanno trovare le risposte si ricorre alle maldicenze e alle peggiori fantasie. Noi siamo sempre stati puliti. Io credo nel rispetto delle regole dello sport. Il doping lo combatto da sempre… Sul campo odio le simulazioni. Detesto ogni forma di sotterfugio, il gioco sporco. Sono tutti attentati allo sport che amo più, che tutti quanti amiamo e consideriamo parte della nostra vita. Per questo mi incazzo spesso. Una cosa è l’abilità tecnica, altro la furbata, la simulazione. La ricerca del dribbling in area per andare a prendere il rigore rientra nel campo delle abilità… E poi non sopporto il Var che mi allontana dal calcio per come l’ho sempre inteso».

Ce ne siamo accorti.
«Regole che resistono da centocinquant’anni e forse più andrebbero assolutamente difese e tutelate. Siamo in un momento storico in cui nuove situazioni e singolari interpretazioni hanno creato solo confusione, il pubblico fatica a distinguere il fallo dal non fallo, un cartellino da un non cartellino».

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