Sinner, Rune, Djokovic sfiniti a Shanghai: il tennis (dei guadagni) ai limiti della resistenza
Paula Badosa come Elina Svitolina, Beatriz Haddad Maia e ora Daria Kasatkina hanno deciso di chiudere la stagione in anticipo: Stress estremo

Italy's Jannik Sinner celebrates after victory against Spain's Carlos Alcaraz at the end of their men's singles final tennis match on the fourteenth day of the 2025 Wimbledon Championships at The All England Lawn Tennis and Croquet Club in Wimbledon, southwest London, on July 13, 2025. (Photo by HENRY NICHOLLS / AFP) /
«Non è sicuramente questo il modo in cui vuoi vincere. Condizioni brutali qui a Shanghai per tutta la settimana». Lo dice Tallon Griekspoor alla Reuters, che alla fine ha trovato la sua prima vittoria contro Jannik Sinner dopo sei sconfitte consecutive, approfittando però di un ritiro dovuto a crampi dell’altoatesino. Non era una sconfitta tecnica, ma fisica. E quel che accade a Shanghai in questi giorni è una fotografia impietosa di quanto il tennis stia pagando il conto della stagione più lunga e intensa degli ultimi anni.
Il caldo opprimente
Temperature vicine ai 36-37 gradi, umidità oltre l’80% e tassi di inquinamento segnati come “malsani”: un mix letale per il corpo dei giocatori. Non sorprende che Sinner abbia dovuto abbandonare il campo, Rune abbia chiesto a gran voce provvedimenti agli organizzatori («Volete che moriamo in campo per il caldo?») e Djokovic abbia vomitato durante il match, pur continuando a giocare. Non sono casi isolati: Terence Atmane ha confessato di sentirsi soffocare e incapace di parlare, Hamad Medjedovic ha denunciato la totale mancanza di ventilazione sotto il tetto del campo.
Adriano Panatta: Condizioni brutali
«Bisogna parlare della sconfitta di Sinner, non è usuale non commentarlo — ha detto Adriano Panatta a Raidue —. Non perde quasi mai e arriva sempre in finale. Ma questa volta ha perso contro un problema fisico abbastanza naturale, perché le condizioni di gioco erano brutali. Tutti i giocatori erano provati, ci sono stati ritiri, svenimenti».
La polemica del calendario
Il calendario fitto non risparmia nessuno: molti tornei obbligatori, pochi spazi di recupero, continui viaggi intercontinentali. Lo ha detto chiaramente Carlos Alcaraz: «Il calendario è davvero troppo fitto, ci sono troppi tornei obbligatori, uno dietro l’altro. Non abbiamo sempre la possibilità di scegliere. Concordo con quanto detto da Iga Swiatek: in futuro anch’io valuterò di saltare alcuni appuntamenti». E lo conferma Sinner: «Non voglio criticare nulla. Per me ognuno pensa in modi diversi. Possiamo ancora, come dico sempre, possiamo ancora…».
La situazione mentale dei giocatori emerge chiaramente nelle scelte delle donne: Paula Badosa, Elina Svitolina, Beatriz Haddad Maia e ora Daria Kasatkina hanno deciso di chiudere la stagione in anticipo. Kasatkina ha parlato di stress estremo, di una vita in tour tra valigie e spostamenti continui, lontana dai genitori e impegnata a ottenere la residenza permanente in Australia: «Ho raggiunto un punto morto e non posso continuare. Ho bisogno di una pausa. Tutto ciò che comporta questa vita mi ha portato al limite».
Djokovic, con la sua pragmatica lucidità, mette il problema in prospettiva collettiva: «È un tema complesso, ne parlo da 15 anni: il problema è che i giocatori non sono abbastanza uniti. Si lamentano, poi spariscono, poi tornano a lamentarsi». E aggiunge: «C’è bisogno di tempo ed energie per capire come cambiare il sistema, ma se i migliori giocatori non ne discutono insieme e lottano insieme non cambierà mai nulla. E poi è un po’ contraddittorio perché ci sono dei giocatori che partecipano alle esibizioni. Si tratta di un argomento molto complesso, quindi non voglio schierarmi da una parte o dall’altra. La verità è che ci sono diversi elementi da considerare e logicamente ognuno cerca di fare il proprio interesse».