Zaniolo: «Essere sulla bocca di tutti, a 18 anni e a Roma, non è facile»
A Repubblica: «La lite con Mourinho? Forse non si è percepito quanto io abbia sofferto nel dover lasciare la Roma. I miei errori dovuti alla troppa esposizione mediatica».

Db Enschede (Olanda) 15/06/2023 - Nations League / Spagna-Italia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Nicolo’ Zaniolo
In un’intervista rilasciata a Repubblica, Nicolò Zaniolo parla di ripartenze. Ha deciso di tornare in Italia, all’Udinese, dopo l’esperienza dello scorso anno tra Atalanta e Fiorentina, per tentare di tornare tra le scelte della Nazionale italiana in vista del Mondiale 2026 e cercare di scacciare via la fama che lo precede.
Zaniolo: «I miei errori dovuti alla troppa esposizione mediatica, ora rivoglio la Nazionale»
Ancora con la storia di Zaniolo che ha messo la testa a posto? Lo ripete a ogni cambio di squadra …
«Sono serio. Ho 26 anni, vivo finalmente con la mia fidanzata e con mio figlio».
Udine il posto giusto per ricominciare…
«Assolutamente. So che nella vita ci sono step di crescita da fare. Tre o quattro anni fa, per come mi comportavo e per come parlavo, potevo sembrare più superficiale. Non avevo esperienza. Oggi mi sento più maturo».
Cosa chiede al calcio?
«Di rendermi felice. Era da un po’ che non mi divertivo a giocare. Sono contento, devo continuare così».
Dalle bravate con Kean nell’Under 21 alla lite al Viola Park coi primavera della Roma, c’è qualcosa che non rifarebbe?
«Certo, tutti hanno rimorsi. Da un lato penso che, se sono arrivato a questo punto, è perché doveva andare così. Dall’altro, so che nella mia carriera ho fatto tanti sbagli, dovuti anche alla troppa esposizione mediatica che mi è stata data fin dall’inizio e alle pressioni che ho dovuto sopportare. Essere sulla bocca di tutti a 18 anni, in una città come Roma, non è facile. Sfiderei chiunque a non alzare un po’ la cresta. Ho sbagliato a sentirmi un po’ troppo. Tanti errori sono dovuti a quello. Adesso li riconosco, se tornassi indietro non li rifarei».
Chi è il suo idolo?
«Nel calcio, Kakà»..
Quando Mourinho sollevò contro di lei le critiche feroci del tifo romanista, come fece a sopportare la pressione?
«Forse all’esterno non si è percepito quanto io abbia sofferto nel dovere lasciare la Roma. Era e resta un club che amo. Ci sono stato benissimo ed è stata dura lasciarmi con la piazza, con la società, con le persone. Forse non l’ho fatto percepire, perché preferisco tenermi le cose dentro».
Il momento più bello della sua carriera finora?
«Il gol a Tirana in finale di Conference League, una delle più grandi emozioni della mia vita. Poi gli esordi: al Bernabeu in Champions, ancor prima di avere giocato in Serie A, e con la Nazionale».
Pensa di poter tornare in Nazionale?
«È sempre stato un mio obiettivo, e ancor prima il mio sogno, da bambino. Rappresentare l’Italia è stupendo».