Inter, Lautaro preso di mira in allenamento. Chivu interrompe la sessione e sbotta: «Andate a Milanello»
Quando l'attaccante argentino ha segnato un gol, dagli spalti è partito: ««Adesso fallo anche domenica!». Pronta la reazione di Chivu: «Per favore, rispettate chi lavora. Non voglio sentire parlare della domenica o di altre cose»

Db Charlotte 30/06/2025 - FIFA Club World Cup / Inter-Fluminense / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Lautaro Martinez
Continua il periodo “no” nell’ambiente interista. Quest’oggi, infatti, si sono registrati attimi tensione ad Appiano Gentile durante la rifinitura alla vigilia della sfida col Cagliari. Il tecnico nerazzurro, Christian Chivu, è stato costretto ad interrompere la sessione di allenamento per prendere le difese del suo capitano Lautaro Martinez. Cosa è successo?
Lautaro Martinez contestato, interviene Chivu
L’Inter si stava allenando in vista della partita di domani sera (San Siro, ore 20:45). La sessione era in programma a porte chiuse ma sugli spalti figuravano alcuni invitati d’eccezione tra sponsor e “Inter Club”. Nel momento in cui l’attaccante argentino ha segnato un gol durante un’esercitazione, dalle tribune si è sentita una voce gridare: «Adesso fallo anche domenica!», suggerendo a Lautaro di darsi una svegliata, dopo l’inizio di stagione non esaltante.
Un frase interpretata come una provocazione anche dal tecnico rumeno, che ha fermato l’allenamento ed esclamato in direzione dell’uomo: «Per favore, rispettate chi lavora. Non voglio sentire parlare della domenica o di altre cose. Altrimenti andate a Milanello, qui si lavora e si sbaglia per migliorare». Terminato il breve siparietto, l’allenamento è poi regolarmente proseguito.
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Lautaro: «Sì, mi sento sottovalutato, forse è una questione di immagine, di marketing. La povertà mi ha formato»
Lunga intervista di France Football a Lautaro Martinez. Ne pubblichiamo qualche estratto:
In quali condizioni sei cresciuto?
«Mio padre era un calciatore, ha giocato in diverse città. Quando è tornato a Bahia Blanca, i miei genitori erano senza lavoro e eravamo in una situazione finanziaria complicata. Non entravano soldi. Abbiamo dovuto scegliere tra pagare l’affitto o mangiare. Un amico poi ci ha prestato una casa e abbiamo vissuto lì per due anni. Sono davvero grato a queste persone che ci hanno aiutato, anche ai miei genitori, perché hanno fatto di tutto perché non ci mancasse mai nulla».
Questa povertà ti ha segnato?
«Profondamente, sì. Oggi apprezzo tutto, ogni piccola cosa ha un valore. A quel tempo, i miei genitori pensavano a noi prima di tutto, in modo che potessimo avere un piatto da mangiare. A volte non mangiavano. Se dovesse essere fatto di nuovo, sceglierei di vivere questa stessa infanzia, questa stessa vita quotidiana che mi ha fatto crescere e imparare».
Dicono che tu sia un maniaco della pulizia…
«Sì, lo sono. Mi piace molto l’ordine, che tutto è pulito, perfetto. La pulizia è una delle mie terapie. Quando sono un po’ stressato, aspiro, pulisco i tavoli, al punto che mia moglie mi dice di calmarmi! Lo faccio da quando ero bambino. I miei genitori lavoravano tutto il tempo e mi piaceva che la casa fosse ordinata. Così quando tornavano a casa, non dovevano pulirla. Cercavo di dare una mano. Sono cresciuto così e continuo a farlo oggi perché mi piace».
Hai cominciato da difensore?
«Mio padre era difensore e io lo imitavo. Mi piaceva difendere, essere l’ultimo difensore. E poi, quando sono cresciuto, il mio allenatore mi ha messo in attacco e sono rimasto lì. Mi piace ancora difendere!»