Fabio Fazio: «Mi aspettavo che Mick Jagger guidasse rock, invece no, sembrava Gianni Morandi»
A Sette: «Ho viaggiato in macchina con lui sino alla metropolitana di Richmond. l parchimetro lui dice: “Porca miseria, non ho coin”. Glieli ho dati io, però non gli ho mai detto che glieli regalavo»

Db Milano 28/06/2022 - presentazione palinsesto Rai stagione 2022-2023 / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Fabio Fazio
Sette, il settimanale de Il Corriere della Sera, ha intervistato Fabio Fazio che torna in tv su il Nove per una nuova stagione di “Che tempo che fa”
Qual è il primo programma che hai visto da bambino? «Sono convinto, ma non è detto sia vero, di ricordarmi perfettamente l’allunaggio. Ma non all’ora in cui è avvenuto, in verità. Credo di averlo visto solo il giorno dopo, in una registrazione o in un telegiornale. Però ho nitido il ricordo di mia mamma che mi dice: “Siamo andati sulla Luna”, come se ci fossimo andati proprio noi della famiglia Fazio. Ricordo perfettamente il televisore con la marca Condor. Stava sull’immancabile carrellino, con due piani di vetro, uno dei quali serviva per appoggiare sotto quella cosa che doveva scaldare il televisore: il trasformatore. Bisognava andare ad accendere qualche minuto prima di voler vedere un programma. Pensa che gesto di volontà: tu, volendo vedere una cosa, dovevi addirittura prepararti e programmarlo».
C’è un ospite che non sei riuscito ad avere? «Ho provato tante volte con Armani. E non sai quanto ho insistito con lui e i suoi. Perché non ha voluto venire? Non lo so. Per timidezza o perché forse non gli piaceva rivedersi. Mi dispiace molto. Sarebbe stato un bel racconto di una bella vita».
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Com’era Moana Pozzi? «Era bella. Molto esuberante, molto bella, molto solare. Era una donna intelligente, davvero intelligente. Avevo la sensazione che l’animo non corrispondesse all’aspetto»
È vero che Mick Jagger ti deve dei soldi? «Sì, caspita. Tanti anni fa, quando facevo Quelli che il calcio, volevo organizzare dei col-legamenti strani e mi mandarono a Londra a parlare con un misterioso broker che si diceva conoscesse un sacco di gente. Morale: parto e vado a Richmond, il quartiere bene di Londra. Il tassista mi dice: “Ma lo sa che qui abita Mick Jagger?”. Arrivo a casa di questo signore e gli chiedo se è vero. Mi risponde: “Sì, sì, è un mio amico, più tardi arriva”. Da quel momento ho pensato fosse un millantatore. A un certo punto, mentre siamo in giardino, entra una Mercedes verde station wagon. Cazzarola, era Mick Jagger. A quel punto non capivo più niente, avevo 80 gradi di temperatura corporea. Dopo un po’ l’ospite mi chiede: “Come fai a tornare a Londra?” Dico: “Prendo la metropolitana, visto che c’è”. Mick Jagger mi guarda: “Ti accompagno io in macchina”. Ho viaggiato con lui sino alla metropolitana di Richmond. Ero stupitissimo, si fermava a tutte le strisce, faceva passare tutte le vecchiette. Mi aspettavo che Mick Jagger guidasse rock, invece no, sembrava Gianni Morandi. Quando scendiamo dalla macchina c’è il parchimetro e lui dice: “Porca miseria, non ho coin”. Premesso che mi sembrava sbagliato che Mick Jagger dovesse pagare il parchimetro, io istintivamente dico: “Te li do io”. E gli do questi soldi. Io però non gli ho mai detto che glieli regalavo. Nella mia testa gliel’ho prestati, sono ligure. Insomma non me li ha mai restituiti. Devo incontrarlo prima o poi, questa cosa va chiarita».