Papu Gómez e il doping: «Ho preso due anni per uno sciroppo. Chi si droga, viene squalificato sei mesi»

«Ho accettato la situazione e ora sto lottando per tornare. All’inizio non riuscivo nemmeno a guardare il calcio, spegnevo la tv. Sto lavorando duramente per tornare in campo».

il papu Gomez

Il Papu Gomez

In un’intervista a “De visitante”, il Papu racconta il legame speciale con Scaloni e il suo imminente ritorno in campo col Padova in Serie B.

Il legame tra il Papu e Scaloni

«Nella gestione è stato molto intelligente. Ha fatto un ottimo rinnovamento della Nazionale dopo i Mondiali 2018, con ragazzi molto affamati».

Ha continuato poi riguardo la sua prima chiamata in nazionale:

«Quando mi chiamava, venivo da essere il giocatore del mese della Serie A a settembre e ottobre. Fui convocato e non giocai nemmeno un minuto. Era difficile, perché condividevo ruolo con i migliori al mondo. Ma mai un atteggiamento negativo, mai niente. Capiva il mio ruolo e voleva solo che fossi lì. Avrei voluto giocare di più. Alla fine ho partecipato alla Copa América, dimostrando che potevo essere importante».

Il Papu ha avuto un ruolo anche nella prima convocazione di Cristian Romero, difensore del Tottenham ed ex Atalanta e Juventus, in Nazionale:

«Mi ricordo che Scaloni stava cercando un difensore sinistro. Io non ero ancora convocato. Stavano osservando Palomino all’Atalanta. Scaloni venne a vederlo, me lo disse e io gli dissi “prenditi Cuti perché è un fenomeno”. Non mi disse nulla. Io pensavo “chiama anche me”. Alla fine convocò prima a me e una o due chiamate dopo chiamò anche Cuti».

Va ricordato che è l’unico campione del mondo in Qatar 2022 ad aver giocato insieme all’attuale ct Lionel Scaloni, nel lontano 2014, quando l’ex Arsenal e San Lorenzo arrivava dall’Ucraina e Scaloni stava per chiudere la sua carriera da calciatore:

«Quando arrivai all’Atalanta c’erano il Tanque Denis, Maxi Moralez e Scaloni, che era un po’ trascurato. Lui aveva 36 anni, arrivava dalla Lazio, e all’Atalanta aveva avuto problemi: lo volevano mettere da parte… ma si allenava a morte, nonostante non giocasse. Un professionista straordinario».

Su Scaloni come persona racconta:

«Era insopportabile, ma in senso positivo. Sempre attivo, pieno di energia. Scherzava, si allenava, sempre a mille. Era molto amato nello spogliatoio. Quando arrivai all’Atalanta, mi trasferii nello stesso quartiere e vivevamo vicini. Ogni giorno eravamo insieme. Mi aiutò dal primo giorno in tutto: a comprare l’auto, a cercare casa».

La squalifica per doping

Nell’intervista, il Papu ha parlato anche del doping e del suo rientro:

«I primi mesi furono durissimi perché non capivo perché stesse succedendo a me, proprio nel mio momento migliore. Ero al top dopo aver vinto un Mondiale». 

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Continua poi: «Ero frustrato con tutti: col calcio e col sistema. Non mi faccio la vittima, la responsabilità è stata tutta mia. Il problema fu aver preso uno sciroppo per la tosse che non dovevo, ma ho scontato due anni di squalifica. Chi prende droghe o fuma uno spinello prende sei mesi. Io per uno sciroppo per mio figlio ho preso due anni. Chi capisce?

Ho accettato la situazione e ora sto lottando per tornare. All’inizio mi costava guardare il calcio, spegnevo la Tv. Mi sono isolato e ho lavorato con uno psicologo. Era un circolo dal quale non riuscivo a uscire. Ma lavorando, lavorando e lavorando, sono riuscito a liberarmi»

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