De Laurentiis: «Lo sa qual è la mia vera specialità? Quella dove sono inarrivabile? Il pernacchio»

A 7: «Rimasi affascinato dal famoso pernacchio di Eduardo, e mi esercitai fino a replicarlo. Il migliore lo feci in classe, poi arrivò mio padre che mi prese a sberle».

De Laurentiis

Napoli's chairman, Aurelio De Laurentiis, waves ahead of the trophy ceremony for the Italian Champions following the Italian Serie A football match between Napoli and Cagliari at the Diego Armando Maradona stadium in Naples on May 23, 2025. (Photo by Carlo Hermann / AFP)

De Laurentiis: «Lo sa qual è la mia vera specialità? Quella dove sono inarrivabile? Il pernacchio»

De Laurentiis è un fiume in piena anche nell’intervista concessa a Paolo Condò per 7 il magazine del Corriere della Sera. Gli parla di tutto, anche della sua vera specialità; il pernacchio.

«Lo sa qual è la mia vera specialità? Quella dove sono inarrivabile? Il pernacchio. Un vero artista. Da bambino vidi L’oro di Napoli, rimasi affascinato dal famoso pernacchio di Eduardo, e mi esercitai fino a replicarlo. Il migliore, quello perfetto, mi riuscì a 15 anni in classe, al prestigioso Istituto De Merode di piazza di Spagna».

La cacciarono?
«Non ne ebbero il tempo. Arrivò mio padre, mi spinse fuori lui a sberle. Da quel giorno, scuola pubblica. E non ho rimpianti».

Qui – aggiungiamo noi – a proposito di pernacchi, potremmo raccontare un memorabile tentativo di ingaggiare Sakamoto per musicare un film.

De Laurentiis e il nuovo stadio

De Laurentiis parla anche dello stadio, del progetto per il nuovo stadio a Poggioreale:
«Pronto in quattro anni, in tempo per gli Europei quindi, 65-70 mila posti, parcheggi per 9000 auto, zona Est della città. Però la legge sugli stadi dev’essere integrata da un tavolo in cui siano presenti tutti gli attori, e parlo delle soprintendenze che ne trovano sempre una, e della Corte dei Conti. Non ci si alza da quel tavolo finché non si è tutti d’accordo, ma poi si procede. Con i vari commissari non credo che si arrivi a nulla di concreto in brevissimo tempo».

De Laurentiis, che presidente è oggi rispetto a 21 anni fa?
«Passata la boa dei vent’anni di presidenza mi sono convinto di una cosa: le grandi imprese sono possibili se i protagonisti, e parlo di allenatori e giocatori ma anche di me stesso, sviluppano un’empatia profonda con la città. Ecco, misuriamolo su di me. Io ormai mi sento scomodo a Roma, mi sento comodo a Los Angeles, mi sento comodissimo a Napoli. New York e Parigi mi dicono poco, invece amo stare a Londra. Io penso che l’anima sia immortale, da cui il discorso dei déjà-vu e del sentirsi a casa anche in luoghi dove non si è nati».

Correlate