Il mercato del Napoli ci dice che è più Conte ad essersi avvicinato a De Laurentiis che viceversa

Conte è cambiato non solo in campo. Il Napoli ha cercato e trovato (rapidamente) under 26 solidi, forti, con cui migliorare e completare una rosa vincente. Tranne De Bruyne, sono finiti gli investimenti sugli anziani

Conte e De Laurentiis il mercato del Napoli

Mg Napoli 23/05/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Cagliari / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis-Antonio Conte

Il mercato del Napoli ci dice che è più Conte ad essersi avvicinato a De Laurentiis che viceversa

Due giocatori per ruolo

Sono giorni importanti, eppure non febbrili, per il calciomercato del Napoli. Perché la squadra azzurra ha già annunciato Marianucci, De Bruyne e Lang, Lucca è arrivato a Dimaro e ora è il turno di Beukema. Cinque acquisti a metà luglio, cinque acquisti che praticamente mettono Antonio Conte in una condizione a dir poco privilegiata: il tecnico del Napoli, quando manca più di un mese all’inizio della stagione, ha due giocatori per ogni slot del suo 4-3-3 – il modulo di riferimento più utilizzato nell’ultima stagione.

Poi il mercato non è ancora finito, quindi – giusto per fare due esempi pratici – magari Mazzocchi sarà ceduto e sarà acquistato un nuovo backup di Di Lorenzo (qualcuno ha detto Juanlu del Siviglia?), Folorunsho non sarà l’alternativa di McTominay e così via. Ma il dato è lì, ed è oggettivo: in questo momento il Napoli ha ed è una squadra con (almeno) due elementi per tutti i ruoli di movimento. Se non ci credete, ecco un prospetto veloce: Di Lorenzo/Mazzocchi, Rrahmani/Marianucci, Buongiorno/Beukema, Spinazzola/Olivera, De Bruyne/Anguissa, Lobotka/Gilmour, McTominay/Folorunsho, Politano/Raspadori, Lukaku/Lucca, David Neres/Lang. E in questa lista mancherebbero – non ci siamo dimenticati di loro – anche Juan Jesus e Simeone, per non parlare dei tantissimi esuberi da piazzare nelle prossime settimane.

Lavorare sulle alternative (o meglio: sui co-titolari)

Ecco, tutto questo serve a mettere in evidenza alcuni aspetti relativi alla campagna acquisti condotta dal Napoli. Il primo riguarda la velocità nell’imbastire e nel chiudere le operazioni, una velocità che non è mai appartenuta alla società azzurra e che in questo momento storico non appartiene a nessun club di Serie A. Per ragioni di solidità economica, nel caso specifico – cioè del Napoli – anche perché forse De Laurentiis ha imparato la lezione di due anni fa.

Il secondo riguarda il modo con cui è stata assemblato il nuovo organico di Conte: più che intervenire potenziando l’ipotetico undici di base – l’aggettivo “ipotetico” è stato utilizzato perché nel calcio del 2025 è sbagliatissimo parlare di squadra titolare e squadra riserve – De Laurentiis e Manna hanno lavorato sulle alternative. Su quei calciatori che gli allenatori contemporanei, in conferenza stampa, definiscono come co-titolari.

Sempre guardando alla tipologia dei giocatori acquisiti dal Napoli, viene fuori una tendenza abbastanza chiara: Marianucci, Lang, Beukema e Lucca sono tutti Under-26, e di fatto non hanno mai giocato in una squadra con le stesse ambizioni del Napoli 2025/26. Hanno un profilo, quindi, del tutto assimilabile a quello che è sempre stato il target di reclutamento dell’era-De Laurentiis, al netto delle fisiologiche eccezioni: ottima qualità – almeno sulla carta – e una chiara ed evidente futuribilità, intesa come margine potenziale di crescita tecnica e/o di rivendibilità sul mercato.

È tornato il Napoli di De Laurentiis (a parte De Bruyne)

E allora si può dire: al netto di Kevin De Bruyne, un’occasione speciale alla quale il Napoli ha creduto e su cui il Napoli ha puntato molto, De Laurentiis ha ricominciato a imprimere il suo marchio Docg sul calciomercato del Napoli. O meglio: ha ripreso a investire seguendo parametri precisi, sempre gli stessi da anni, con una chiara tendenza a ragionare sul medio-lungo periodo. Per dirla brutalmente: dopo un solo anno, il Napoli ha smesso di inseguire profili alla McTominay, alla Lukaku, alla Spinazzola, ed è tornato a concentrarsi su asset da valorizzare e fare emergere. Non è un caso, in questo senso, che Chiesa e Sancho siano completamente spariti dalle cronache di mercato, che si continui a parlare insistentemente di Ndoye come quarto esterno d’attacco.

A questo punto, a maggior ragione dopo una stagione finita piuttosto bene, viene da chiedersi: ma se la politica dei McTominay e dei Lukaku ha pagato, eccome se ha pagato, perché allora il Napoli ha deciso di lavorare in maniera diversa? Con lo stesso allenatore, per altro? Beh, intanto è una questione di margini economici: se vogliamo dare per vere le indiscrezioni raccontate da tanti (veri o presunti) insider di mercato, il Napoli ha abbandonato la pista che portava a Darwin Núñez a causa di richieste troppo alte, da parte del Liverpool. Talmente alte che, con la stessa cifra, De Laurentiis e Manna potrebbero pagarsi l’acquisto di Lucca, di Ndoye e anche di Milinkovic-Savic (il portiere del Torino, naturalmente).

Conte, lo scudetto, i pretoriani

In realtà, però, anche la permanenza di Conte ha determinato una condizione secondo cui il Napoli, per potenziarsi, deve ampliare e consolidare la rosa. Non stravolgerla. In effetti basterebbe pensare/ricordare che il Napoli 2024/25 ha vinto lo scudetto. Come dire: difficile trovare un’attestazione e degli argomenti più convincenti, più significativi e realistici, in merito al valore della squadra azzurra. E quindi, devono aver pensato all’interno del club, perché non ripartire dall’ossatura che è già presente?

Guardando le cose da questa prospettiva, c’è anche un altro aspetto da sottolineare e approfondire: Conte, di fatto, ha vinto il campionato con un gruppo numericamente ristretto – da qui in poi li chiameremo pretoriani – ma anche funzionale alle sue nuove idee, un gruppo che è stato confermato in blocco e e su cui ha senso investire ancora. Stiamo parlando di Meret, di Di Lorenzo, Rrahmani, Buongiorno, Spinazzola e Olivera, di Lobotka, Anguissa, McTominay e Gilmour, di Politano, Lukaku, David Neres e Raspadori. Ecco, il lavoro sul mercato estivo è stato impostato affinché questo nucleo di prime scelte rimanesse essenzialmente tale. E non è solo un discorso di riconoscenza, uno dei sentimenti più sconsigliati da praticare per chi fa calcio, ma anche di continuità.

Continuità anche tattica

Gli arrivi di Lang e Lucca, in questo senso, sono piuttosto significativi. Perché si tratta di due giocatori che, potenzialmente, permetteranno a Conte di ruotare di più gli uomini senza modificare troppo l’assetto della sua squadra. Per dirla in modo chiaro: sono giocatori che non hanno le caratteristiche per cambiare radicalmente il Napoli – come invece farà De Bruyne, come avrebbe fatto Darwin Núñez.

Prendiamo Lang, per esempio: parliamo di un esterno offensivo che ama muoversi a piede invertito, cioè da destro sulla fascia sinistra, di una specie di sciatore prestato al calcio, di uno sprinter che passa attraverso i corpi degli avversari nascondendo il pallone. L’ormai ex attaccante del PSV ha un profilo ormai diventato classico nel gioco contemporaneo, ed è stato scelto dal Napoli esattamente per questo. Conte, infatti, aveva bisogno di un giocatore potenzialmente adatto a raccogliere l’eredità di Kvarstskhelia. Di un elemento capace di creare superiorità numerica palla al piede, che potesse giocare come David Neres – in sua assenza o magari in coppia con il brasiliano schierato a destra.

Come gioca Noa Lang

Basta guardare questo video per capire che siamo di fronte a un’integrazione dell’organico. Noa Lang, in pratica, viene a colmare una falla apertasi a gennaio scorso. Una falla che Okafor non è riuscito a riempire, e che Raspadori ha in qualche modo tamponato – ma con caratteristiche decisamente diverse. Poi è chiaro, ci troviamo di fronte a un calciatore dall’ottimo valore assoluto o comunque potenziale, che ha accumulato una buona esperienza sul palcoscenico internazionale (34 presenze in Champions League, 14 con la Nazionale dei Paesi Bassi). E che viene al Napoli con i gradi di possibile titolare, non per accomodarsi stabilmente in panchina – alla Okafor, per  però il fatto che Lang non andrà a intaccare gli equilibri tattici del Napoli. Non perché non ne abbia le qualità, ma perché il Napoli-di-Conte è una squadra perfetta per lui. E infatti era alla ricerca di un giocatore di questo tipo, da mesi.

Per Lucca, invece, il discorso si fa leggermente – ma solo leggermente – più complesso. Stiamo infatti parlando di una prima punta dal profilo unico, avvicinabile ma non sovrapponibile a quello di Romelu Lukaku. Che non è alto due metri come Lucca, che non è (più) scattante come Lucca, che non ha una tendenza alla giocata acrobatica come l’ormai ex attaccante dell’Udinese. E allora, parlando del caso specifico, si può andare oltre l’utilizzo del termine “integrazione”: per il Napoli e per Conte, prendere Lucca è un modo per dare un backup reale a Lukaku – molto più di quanto non lo fosse Simeone, distante anni luce per misure antropometriche e specialità tecniche – ma anche per allargare il menu offensivo.

Gol e assist di Lucca nell’ultima stagione

Lucca, infatti, è un centravanti più versatile di quello che si direbbe a guardarlo. Perché è naturalmente abile a giocare da pivot – d’altronde tocca i 201 centimetri d’altezza – e a difendere il pallone quando viene servito spalle alla porta, ma ha anche una buonissima velocità di base e ha degli ottimi tempi di attacco alla profondità. Forse è meno rapido e quindi dà l’impressione di essere meno straripante rispetto al Lukaku dei tempi d’oro, al Lukaku che ha segnato al Cagliari trascinandosi dietro due difensori avversari, eppure è difficilissimo da contrastare e poi sa muoversi in area di rigore, legge sempre bene le traiettorie dei cross, delle imbucate, e a quel punto per un difensore è difficilissimo anticipare uno con la sua stazza.

Lucca al Napoli, come detto, significa pensare a un Napoli con un gioco ancora più diretto, più lungo sull’asse verticale. Se Lukaku è fondamentale quando riceve e protegge il pallone prima di smistarlo, ma oggi come oggi – rispetto a qualche anno fa, almeno – preferisce essere servito sui piedi, con Lucca la situazione cambia, vale a dire che potrebbe aver senso cercarlo anche con lanci alle spalle della difesa avversaria. Più difficile ipotizzare un tandem, una nuova coppia Lukaku-Lucca, visto che stiamo parlando di due centravanti-accentratori. Ma di certo tra loro ci sono delle differenze abbastanza nette, su cui il Napoli evidentemente punta molto: i 35 milioni complessivi più bonus – questa dovrebbe essere la quantità di denaro che il club azzurro verserà all’Udinese da qui al 2026 – sono una cifra importante. Significa che il Napoli crede molto nell’asset-Lucca. Nella sua crescita, nella sua affermazione.

È scomparso il Napoli di Conte?

Questo è il tema centrale, il nocciolo di tutto questo ragionamento. Il nuovo Napoli che sceglie/scarta ai giocatori sul mercato badando alle loro potenzialità future, ecco, assomiglia molto più al Napoli del passato. Non a quello di Conte, a quello costruito per Conte poco meno di un anno fa. Oppure, diciamola meglio: visto che Conte viene dipinto come un tecnico che chiede/pretende grandi investimenti su giocatori già pronti, gli arrivi di Lang, Marianucci, Lucca e Beukema potrebbero sembrare fuori target. Poi certo, l’affare-De Bruyne cambia completamente le prospettive, gli scenari, le valutazioni. Come dire: quello sì che è un colpo che piacerà a Conte.

Al tempo stesso, però, va detto che Conte ha dato prova di essere cambiato. E di essere cambiato proprio a livello tattico, di approccio. Di aver abbandonato convinzioni che sembravano inestirpabili. Non a caso, viene da dire, il Napoli dello scorso anno – almeno fin quando ha potuto – è stato una squadra fluida, camaleontica e capace di variare schemi e schieramenti e formazioni nel corso della stessa partita. E quindi, in virtù di come sono andate le cose, viene da pensare che De Laurentiis abbia presentato al suo allenatore un progetto chiaro, definito. Un progetto in cui trovavano posto De Bruyne e delle nuove alternative ai pretoriani che hanno vinto lo scudetto.

Un nuovo Conte, il “vecchio” Napoli

E allora magari Conte è cambiato anche in questo senso. E allora magari l’allenatore del Napoli voleva davvero Lang, Lucca e Beukema, magari le voci sulla sua idiosincrasia ai giovani sono solo delle voci. Oppure, più semplicemente, Conte ha capito/deciso che la sua (presunta) politica “storica” non si incastra con quella del club in cui lavora.

E così De Laurentiis (con Manna) ha ripreso a tenere i fili a modo suo, un anno dopo aver saggiamente fatto all-in per riparare agli errori che aveva commesso. Il presidente del Napoli raccolto i frutti di quell’azzardo e ora ha ricominciato a giocare a modo suo. Che poi è il modo che ha permesso al Napoli di tornare una squadra d’élite, di scovare e valorizzare talenti come Lavezzi, Hamsik, Cavani, Koulibaly e Kvaratskhelia, giusto per fare qualche nome pesante. Di vincere lo scudetto del 2023. Conte lo sa e se lo ricorda benissimo, ci scommettiamo.

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