La Serie A rischia la sorte della Ligue 1 con i diritti tv: si teme un taglio di circa 200 milioni (CorSport)

I club europei hanno registrato nell’ultimo anno una crescita dei ricavi del 7,6%, il calcio italiano solo dell’1,6%. Se salissero i ricavi dei club meno della media europea, diventerebbero più poveri e costretti a cedere i migliori giocatori.

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Db Milano 30/06/2022 - assemblea ordinaria Lega Calcio Serie A / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: logo serie A

La Serie A teme seriamente la riduzione dei diritti tv. Pirateria, il nuovo formato della Champions e il Mondiale per club stanno impoverendo i campionati nazionali e si rischia di avere la stessa sorte della Ligue 1 in Francia.

La Serie A rischia la sorte della Ligue 1 con i diritti tv

Il Corriere dello Sport scrive:

Il rischio di una riduzione degli introiti televisivi garantiti da contratto con Dazn prospetta effetti mortali per la salute, già precaria, del calcio italiano. Spifferi circolati in questi giorni evocano analogie sinistre con quanto accaduto in Francia dove Dazn ha unilateralmente sospeso i pagamenti alla Ligue 1, accusandola di non contrastare la pirateria e di non promuovere il calcio televisivo. Dopo una serie di schermaglie giudiziarie, Ligue 1 e Dazn hanno risolto il rapporto e la lega francese proverà a lanciare la sua piattaforma di streaming. Nel caso della Serie A, a dare retta ai boatos, si teme un taglio di poco inferiore a 200 milioni, cioè quasi un quarto dei circa 900 annui sottoscritti, con effetti chiaramente distruttivi. Anzitutto perché il taglio colpirebbe in parti pressoché uguali tutte le società, ma per le minori avrebbe un impatto proporzionalmente ben più doloroso. Questo penalizzerebbe anche la competitività del campionato, vero valore da preservare se si vuole migliorarne l’appetibilità.

Un contraccolpo immediato colpirebbe i risultati economici dei club: per quelli che non partecipano alle coppe europee, i diritti domestici sono la fonte primaria di ricavo. Il calcio professionistico italiano viene da quasi 5 miliardi di perdite nel quinquennio 2018-2023. L’ulteriore compressione dei ricavi finirebbe per aggravare uno scenario già tremendo perché i costi di gestione delle società continuano inevitabilmente, per inerzia, a salire. Il calcio europeo a livello di club ha registrato nell’ultimo anno una crescita dei ricavi del 7,6%. Quello italiano solo dell’1,6%. Poiché una fetta consistente e stabile dei ricavi dei club (pari a circa due terzi) finisce nelle tasche dei calciatori, è facile capire come la corsa dei ricavi internazionali produca un’inflazione simile sui costi per stipendi e cartellini. Se i club italiani vedessero salire i propri ricavi meno della media europea, diventerebbero in proporzione più poveri e potrebbero permettersi meno qualità. Ciò costringerebbe molti a cedere i migliori giocatori.

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