Milan, impara dal Napoli di De Laurentiis: catena di comando precisa e organizzazione (Gazzetta)

La convivenza tra Conte e De Laurentiis ha resistito grazie ad altro, al totale rispetto dei confini e degli spazi.

Ibrahimovic Milan Braida Furlani

Milano 11/04/2024 - Europa League / Milan-Atalanta / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Zlatan Ibrahimovic-Giorgio Furlani

Milan, impara dal Napoli di De Laurentiis: catena di comando precisa e organizzazione (Gazzetta)

La Gazzetta dello Sport, con Alessandro Vocalelli, scrive del Milan che è arrivato ottavo e che il club rossonero deve prendere esempio dal Napoli che in una sola stagione è passato dal decimo al primo posto. Con quel Conte allenatore-manager che Ibrahimovic non volle. E si è visto com’è andata a finire.

Scrive la Gazzetta con Vocalelli:

Il pallone si nutre e vive di slogan. Uno di questi – “è impossibile recuperare tanti punti da un campionato all’altro”- è smentito clamorosamente dai fatti. Da quello che – appunto – hanno fatto Conte e De Laurentiis. A cui, questo sì, bisognerebbe ispirarsi. Perché, come detto, non è impossibile ripartire dal decimo posto e laurearsi Campioni d’Italia, a patto però di tenere bene a mente e di seguire alla lettera tre linee guida indispensabili.

Il no del Milan a Conte

I successi passano da una catena di comando ben precisa. In cui la società sceglie gli uomini, fissa l’obiettivo, ma poi consegna le chiavi dello spogliatoio all’allenatore. Cosa che De Laurentiis, con grande intelligenza, ha fatto con Conte. Già, perché tutti parlano delle scelte, del mercato, di ciò che ha detto in questi mesi il tecnico. Ma la convivenza ha resistito grazie ad altro, al totale rispetto dei confini e degli spazi. Pensate che a Castelvolturno, per tutto l’anno, nessuno ha potuto assistere agli allenamenti. Nessuno che non fosse dello staff tecnico. Un modo per disegnare il perimetro in cui bisognava muoversi. Fuori da qui – questo è il messaggio – decide il club. Ma qui dentro ci deve essere un unico responsabile, a cui i giocatori devono far capo. Per le loro esigenze, i loro problemi, per tutto. Senza mai la tentazione di cercare e di trovare una sponda esterna. 

C’è bisogno di un allenatore forte, strutturato, esperto. In una parola un vincente. Ed è questo che, parere strettamente personale, bisognerebbe fare in casa rossonera, contraddicendo il principio esposto da Ibrahimovic il giorno della presentazione di Fonseca. Anche per spiegare il no a Conte, “Volevamo un allenatore, non un manager”. Al Milan, oggi, per risalire in fretta, serve proprio un manager, un accentratore dal punto di vista tecnico, un vincente per dirla con una parola forse abusata ma chiarissima. 

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