Bianchi: «Il Napoli è una big da 15 anni, ai tempi del primo scudetto si lottava per non retrocedere»
A Tuttosport: «Ora sono abituati a stare nelle zone altissime della classifica, a Napoli sono vaccinati alla lotta scudetto. Bravo Conte ma ha avuto anche motore e telaio»

Former Italian football coach Ottavio Bianchi, who managed Maradona at SSC Napoli between 1985 and 1989, poses on April 20, 2023 in Bergamo . - When he was training, Diego Maradona "looked like Nureyev," recalled former technician Ottavio Bianchi, who managed the Argentine idol at Napoli between 1985 and 1989. (Photo by Vincenzo PINTO / AFP)
Bianchi: «Il Napoli è una big da 15 anni, ai tempi del primo scudetto si lottava per non retrocedere»
Ottavio Bianchi, allenatore del primo scudetto (1986-87), intervistato da Tuttosport.
Ottavio Bianchi, lei sulla panchina dei Napoli ha vinto campionato, Coppa Italia e Coppe Uefa: cosa vuol dire vincere lo scudetto con gli azzurri?
«C’è differenza tra il vincere il primo Tricolore, quando si era giocato sempre per non retrocedere e quello che oggi sarebbe il quarto titolo. Da 15 anni ormai il Napoli fa parte delle big della A, è tutto diverso. Ora sono abituati a stare nelle zone altissime della classifica. È molto più difficile vincere quando non lo hai mai fatto, ormai tutti a Napoli sono vaccinati alla lotta scudetto, la vivono e vedono in un modo più realista, conoscono le insidie, come i vantaggi della posizione occupata».
Quanto andrà governata la pressione?
«Si tratta della situazione migliore possibile. La preparazione della partita sotto il profilo caratteriale è già fatta, c’è solo da tenere tranquilli i calciatori, come saranno domani. Rischio di gambe paralizzate? Può accadere sui ragazzini e sui principianti. Ma dall’allenatore in giù sono tutti professionisti navigati. C’è euforia, ma anche consapevolezza del dover ottenere ancora il risultato, il che signifi ca che si dovrà aspettare la fi ne per festeggiare».
È stato Conte il valore aggiunto?
«Ha fatto molto bene, come la squadra e la società. Quando si ottengono grandi risultati significa che ha funzionato tutto. In campo poi vanno i calciatori. I miei vecchi maestri dicevano che l’allenatore è come un pilota di formula uno. Puoi anche essere il più bravo, ma se non hai il motore, il telaio e così via, non finisci il giro».
Bianchi: «Napoli ha imparato a vincere. Sa come si fa. Fa parte dell’élite del calcio» (Corsport)
Ottavio Bianchi intervistato dal Corriere dello Sport sul Napoli e la corsa scudetto, a firma Fabio Tarantino:
Un allenatore, a tre giornate dal termine, in una città come Napoli, come la gestisce quest’attesa?
«Dovrebbe mettersi nel frigorifero assieme alla parola scudetto. Ma Conte questo lo sta già facendo. Ho letto le sue dichiarazioni recenti. È fin troppo esperto e da uomo del sud sa benissimo dove si trova e quale sia l’entusiasmo che lo circonda. E poi la differenza ormai è evidente».
Quale?
«Napoli ha imparato a vincere. Sa come si fa. Fa parte dell’élite del calcio, un privilegio che ha conquistato sul campo, stagione dopo stagione. Ormai sanno come i gestire i momenti. C’è un altro tipo di stress rispetto a qualche anno fa. Parlo del club, della squadra ma anche della città che io conosco bene e che ho nel cuore. Ai miei tempi era tutto diverso».
Bianchi: «Mi riferisco anche alla mia esperienza da giocatore del Napoli. La squadra era forte, c’erano nomi importanti, eppure non avevamo mai vinto niente. Magari capitava di battere una big e festeggiavi per un mese. Poi però loro vincevano trofei e noi la settimana dopo contro una squadra piccola ci lasciavamo le penne. Le grandi squadre non dovrebbero mai festeggiare per una partita. Non ho mai visto tennisti o ciclisti esultare a metà del percorso».
Conte è stato il protagonista assoluto?
«Ha avuto il grande pregio di far rendere tutti al massimo in una squadra che in estate aveva perso Osimhen e a gennaio Kvaratskhelia senza essere sostituito. Ovvero i due protagonisti dell’ultimo scudetto. Non c’è stato il grande giocatore che si è messo in evidenza più degli altri. La rosa ha avuto un rendimento costante da parte di tutti. D’altronde è questa la regola del gioco di squadra, dal rugby alla pallavolo passando per la pallacanestro. Se nel calcio si gioca in undici ci sarà un motivo. E Conte è uno che storicamente ha sempre ottenuto il massimo dalla macchina che ha a propria disposizione».