Cagni: «Zenga mi disse “Ferrero non ti vuole più”, Ferrero mi telefonò: “Zenga non la voleva, a novembre lo esonero”
L'ex allenatore spiega alla Gazzetta cosa successe alla Sampdoria con Zenga e Ferrero

Db Pinzolo (Tn) 18/07/2015 - amichevole / Sampdoria-Trapani / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Walter Zenga-Massimo Ferrero-Gigi Cagni
La Gazzetta dello Sport intervista Gigi Cagni che ha smesso di allenare otto anni fa, in B a Brescia. Perché? «Non permia volontà. Non ho il procuratore, non sono dentro al sistema. A Brescia nel 2017 in tre mesi abbiamo conquistato una salvezza inimmaginabile. Ho pensato: “Se lavori bene una panchina arriva”. Mi sbagliavo. Questo mondo non è più il mio».
Questo calcio non le piace più? «Rido quando sento colleghi dire che il calcio è una scienza. Ne parlavo poco tempo fa con Claudio Ranieri, ci siamo detti che il calcio è semplice, non bisogna complicarlo».
Vent’anni da calciatore, trenta da allenatore, a Piacenza ha allenato i fratelli Inzaghi.
«Due bravissimi ragazzi. Simone dotato di qualità tecniche che Pippo non aveva ma era più… giocherellone. Pippo un fenomeno, mai vista una ferocia simile. Hanno il calcio nel sangue e nella testa. E meritano i successi che oggi raccolgono. Simone però mi fa incazzare, dai, non può stare sempre sulla riga per tutta la partita…».
Ci spiega cosa accadde con il suo ex amico Zenga alla Sampdoria? «Fine estate 2015, Walter mi chiama: “Gigi, dammi una mano con la fase difensiva”. Tenga conto che gli ho fatto da fratello maggiore alla Sambenedettese, la nostra amicizia durava da trent’anni. Facciamo la preparazione, mi fa lavorare pochissimo. Un giorno a Bogliasco mi dice: “Gigi, il presidente Ferrero non ti vuole più”. Chiedo al ds Osti se è vera ‘sta cosa. Osti mi dice di no, se l’è inventata Walter. Torno da Zenga, è lì che balbetta, dice che i calciatori gli hanno detto che sono anziano… L’ho mandato in quel posto dove non batte il sole. La sera mi telefona Ferrero: “Cagni mi spiace, ma Zenga non la voleva più. Non si preoccupi, a novembre lo esonero”. È andata proprio così».
In merito alle abitudini sessuali dei suoi calciatori, lei consigliava testualmente: “Mai la domenica sera dopo la partita.Meglio alla vigilia, il sabato oppure il giovedì, però guai a farlo il martedì e il mercoledì, perché sono i giorni in cui li faccio lavorare di più: secondo voi hanno voglia di fare sesso?”. A parte che è più complicato di un sudoku, ma con queste premesse l’astinenza è una saggia ipotesi da considerare.
«E aggiungevo: “Se proprio dovete, però, fatelo con vostra moglie…”»