Lukaku si presentò proprio con un gol al Parma, la cura Conte ha funzionato ancora (Gazzetta)
Meno goleador più uomo squadra: è il miglior marcatore azzurro con 13 reti, ma la differenza l’ha fatta anche con quei 10 assist

Ni Napoli 14/04/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Empoli / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: esultanza gol Romelu Lukaku
Lukaku si presentò proprio con un gol al Parma, la cura Conte ha funzionato ancora (Gazzetta)
Romelu Lukaku centravanti e punto fermo del Napoli di Antonio Conte. Stasera a Parma sarà uno degli uomini chiave per la conquista dello scudetto.
Ne scrive la Gazzetta dello Sport con Vincenzo D’Angelo:
Il feeling tra lui e Conte non si è mai spezzato, tanto che Antonio ha spinto per l’arrivo di Lukaku a Napoli sin dal giorno della firma con De Laurentiis. E ha convinto il presidente a investire 30 milioni per un giocatore “non rivendibile”: un unicum pensando alla gestione di tutta l’era aureliana a Napoli. Ma Conte non aveva dubbi: senza Osimhen, solo Romelu poteva avere quella leadership riconosciuta per trascinare al primo colpo il Napoli tra le grandi d’Italia.
Una storia cominciata proprio contro il Parma, a fine agosto. (…) E Romelu si confermò sentenza: ancora un gol al debutto, una bella abitudine di carriera. Una rete al 92’ che diede la carica per assaltare ancora, fino al 2-1 di Anguissa. Quella sera, Napoli ha capito perché Lukaku è fondamentale per Conte. Quella sera, al Maradona, è iniziata una nuova epoca, per il Napoli e per Lukaku. La cura Conte ha avuto ancora effetti devastanti sulle prestazioni di Big Rom, meno goleador ma ancor di più super uomo squadra: è il miglior marcatore azzurro con 13 reti, ma la differenza l’ha fatta anche con quei 10 assist che sono il massimo in carriera in un campionato.
Lukaku: «Io e Conte siamo i Phil Jackson e Shaquille O’Neal del calcio»
Romelu Lukaku ha rilasciato un’intervista ai canali ufficiali della Fifa dove ha parlato della nazionale belga e dell’esperienza che sta vivendo al Napoli.
Dopo un’infanzia non semplice, hai promesso a tua mamma che saresti diventato un calciatore. Cosa diresti al Romelu Lukaku bambino che sogna di diventare un giocatore professionista?
«Da piccolo credevo di diventare quello che sono oggi. Non ho mai pensato che sarei diventato il migliore al mondo, ma credevo di diventare il miglior numero 9 del Belgio di tutti i tempi. Sapevo di essere diverso dagli altri e di avere una mentalità speciale, che non tutti riuscivano ad avere. Ero consapevole di avere delle grosse abilità fisiche, atletiche e tecniche ma la mia mentalità ha fatto la differenza. Qualcuno, anche familiari, mi diceva di stare attento, ma io sapevo che ce l’avrei fatta. Oggi ridiamo di quello. Non permetto ai miei figli di dire “non posso fare qualcosa”. Devono dirsi “Io posso”. Questo è il potere delle parole e bisogna credere e trasmettere questo ai propri figli, come hanno fatto i miei genitori. Al bambino che ero oggi direi fai quello che hai programmato, non ascoltare nessuno, perché io non ho ascoltato nessuno al di fuori dei miei genitori. Ci vuole rispetto per sé stessi e per il duro lavoro».
Qual è stata l’esperienza che ti ha permesso di crescere di più nella tua carriera?
«Credo che i primi anni al Chelsea siano stati positivi e negativi da un punto di vista di campo, perché sì ero al Chelsea, però volevo anche giocare. Ma quello che mi ha insegnato tanto è stato essere in un ambiente vincente. Condividere lo spogliatoio con Drogba, Torres, Kalulu, Malouda, Lampard, Terry, Obi-Mikel, Essien, David Luiz, Cech, Anelka. Essere a 18 anni in uno spogliatoio del genere mi ha dato tanto. Avevamo avuto una stagione difficile, eppure abbiamo vinto una FA Cup e la Champions League. Il modo in cui quei giocatori si preparavano per quei momenti decisivi l’ho portato con me per il resto della mia carriera. Da marzo in poi i loro occhi sono cambiati, il modo di allenarsi, di prepararsi negli allenamenti… Ero felice che a fine allenamento mi chiedevano anche di trattenermi per altri esercizi, nonostante avessi 18 anni, perché rispettavano me e i miei sacrifici e io rispettavo loro e la loro etica del lavoro. Sono molto grato a loro per tutto questo. Lì ho imparato anche a comunicare in diverse lingue. Da quel momento in poi ho saputo adattarmi in ogni club in cui sono andato. Ogni step che ho fatto nella mia carriera mi ha aiutato a diventare quello che sono oggi.»
Qual è il segreto del tuo rapporto con Antonio Conte?
Lukaku:«Io e Conte siamo semplicemente onesti tra di noi. Lui ha delle idee e dei piani che io già conosco. Non ha bisogno di darmi spiegazioni, riesco a capire subito quello che lui vuole. Da un punto di vista tattico lui sa che sono uno che studia molto le gare. Ho guardato le sue partite a lungo, più o meno da quando ha chiesto informazioni su di me nel 2013/14. Riesce a portarmi mentalmente e fisicamente ad un altro livello e a me piace dare la massima disponibilità al suo lavoro. Credo che ci rendiamo migliori a vicenda. Lui è uno dei migliori allenatori, un vincente. Ci capiamo al volo, prima come uomini e poi come sportivi. Ci rispettiamo e sa che può chiedermi tanto perché alla fine arrivano i risultati in questo modo. La cosa più importante è che entrambi vogliamo vincere. Quando non vinciamo non stiamo bene. Le nostre differenze sono complementari e ci bilanciamo alla perfezione. Ogni giocatore ha quell’allenatore che gli cambia la carriera. Cristiano Ronaldo ha avuto Ferguson, Messi Guardiola, Drogba Mourinho. Mi piace pensare che siamo come Phil Jackson e Shaquille O’Neal.»
Ora avete l’opportunità di vincere di nuovo insieme. Come vi state preparando?
«Dal nostro punto di vista stiamo lavorando ogni giorno dando il massimo per vincere il campionato. Ora dipende tutto dai dettagli: fisicamente siamo forti, tecnicamente pure, abbiamo la giusta mentalità in allenamento e nelle partite. Non è stato facile, perché abbiamo iniziato la stagione in un modo, poi abbiamo cambiato sistema di gioco, poi abbiamo cambiato di nuovo, ma la maturità della squadra sta proprio nel riconoscere le situazioni e come cambiano le partite. Ora bisogna essere disponibili al sacrificio, al lavoro ed essere forti mentalmente».