Di Canio: «Garcia non doveva avere quegli atteggiamenti, soprattutto con Osimhen e Kvara»

A Libero: «Sarri il miracolo l’aveva realizzato lo scorso anno. Spalletti l'unico che poteva prendere una nazionale orfana a Ferragosto»

Di Canio

archivio Image Sport / Paolo Di Canio / Swindon Town / foto Imago/Image Sport

Il quotidiano Libero decide di intervistare l’ex calciatore e opinionista di Sky Sport Paolo Di Canio. Grande esperto di Premier League, ha giocato nel passato anche nel West Ham, Libero però gli chiede del campionato italiano. Si entra nel vivo della Serie A, domenica sera si gioca Juventus-Inter:

«L’Inter è da tre anni la squadra più forte di tutte ma ha mancato il tricolore: ora è obbligata a vincere. È la più completa e Thuram ha fatto subito dimenticare Lukaku».

E Napoli cosa è successo?
«Si è rotto subito il giocattolo e sono saltati tutti gli equilibri tattici di Spalletti. Garcia non doveva avere quell’atteggiamento appena arrivato, soprattutto con Osimhen e Kvara. La sua storia con il Napoli è iniziata male e si è conclusa peggio. Un esempio? Raccontano che, finiti gli allenamenti, se la filava via, a godersi Napoli».

Di Canio commenta anche il momento della Lazio.
«La verità è che Sarri il miracolo l’aveva realizzato lo scorso anno con una squadra che aveva solo tre giocatori top: Immobile, l’unico che segnava ma ora stenta, Luis Alberto e Milinkovic che incideva nel gioco offensivo. Inoltre Felipe Anderson è tornato quello moscio di un tempo».

Infine qualche commento anche sulla Nazionale di Spalletti che ha centrato la qualificazione a Euro2024:
«Spalletti ct giusto? Assolutamente sì. È un animale da campo, sempre in tuta, sempre applicato. L’unico che poteva prendere in mano una nazionale orfana dell’allenatore a Ferragosto e qualificarla per gli Europei».

La Nazionale di Spalletti

Ecco cosa scrive Il Giornale con Marcello Di Dio a proposito della Nazionale:

Ci voleva coraggio a prendere la guida di una Nazionale arrivata sul tetto d’Europa ma che rischiava di abdicare subito. Ci voleva coraggio a lasciare a casa Immobile e a consegnare lunedì una maglia da titolare al quasi debuttante Buongiorno, diventato scudo umano nel finale da brividi dopo un sofferto avvio. Ci voleva coraggio nelle scelte per le due gare chiave, valutando più lo stato di forma che l’esperienza. Ci voleva coraggio a mettere un punto alla precedente gestione nel mezzo del cammin di una qualificazione e a mostrare immediati segni di discontinuità rispetto al passato.

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