“Non è da ct della Nazionale italiana aver paura di non farcela. Se la figura del ct ha ancora un senso, ecco allora Mancini l’ha preso a calci”

La notizia del giorno è l’addio di Mancini alla Nazionale. Le dimissioni inviate via Pec alla Figc nella serata di sabato sono state saette nel cielo terso di agosto. E averle reso pubbliche l’indomani all’ora di pranzo hanno solo aumentato il senso di spaesamento e confusione di tutti. Tifosi e non, addetti ai lavori e commentatori.
Tanto si è scritto sui modi e i tempi della scelta di Roberto Mancini, forse la Stampa mette in luce un’aspetto che tutti davano per scontato. L’aplomb british dell’ex ct italiano è andato in frantumi quando da Mykonos ha chiamato Gabriele Gravina. A scriverlo è Paolo Brusorio sulla Stampa:
“Ci si doveva fidare di quest’uomo e ci siamo fidati. Il suo passato ha pesato quasi più del presente, era ed è sempre stato Roberto Mancini, quello dei tiri impossibili, dei gol di tacco, della Samp campione d’Italia, “carisma e sintomatico mistero” perché una parola era poca e due troppe. Sulle difensive non per paura, ma per carattere. Ha allenato molto in campo, meno fuori. Ma non gli è neanche mai servito. Lui, il Mancio, è stato stella e anche stellone della Nazionale. Intoccabile a tratti“.
Dentro la Figc era un’istituzione insomma, qualcuno che per carattere è schivo ma che, nei momenti in cui il gioco si fa duro, è capace di prendere sulle proprie spalle le responsabilità. Voleva vincere la Nations League Mancini e non c’è riuscito. Lì poteva manifestare qualche sua titubanza e invece non l’ha fatto. Il progetto di riunire sotto lo stesso schema tattico le nazionali, partito da lui e, adesso, sfumato insieme a lui. L’affondo di Brusorio:
“Non è da ct della Nazionale italiana aver paura di non farcela, dire non sentire più la fiducia è prendere la tangenziale per arrivare comunque in una meta già decisa. I Paesi Arabi, il Psg, un’isola deserta? Tutto legittimo, ma se la figura del ct ha ancora un senso, e ce l’ha persino in questo scalcagnato pallone italiano, ecco allora Mancini l’ha presa a calci. Ci ha messo la faccia per oltre cinque anni e ha osato quando nessuno ci credeva: sarebbe potuto andarsene sul più bello o anche sul più brutto. C’è un codice anche per uscire di scena. Lui, stiloso e di solito così attento ai modi, questa volta l’ha tradito“.