Evra: «Non sono omofobo. Una volta quel linguaggio era normale, il mondo è cambiato»

Al Times: «Il mondo si sta evolvendo. Prima, ad esempio, andava bene fare una battuta razzista in tv. Dobbiamo adattarci». 

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In un’intervista al Times, Patrice Evra si difende dalle accuse di omofobia che gli sono costate una multa di mille euro. Nel 2019, dopo la partita di Champions League tra Psg e Manchester United che decretò l’eliminazione del Psg dalla Champions, Evra postò un video omofobo su Snapchat in cui scrisse: «Psg, siete una banda di “checche”, non vincerete mai». Le associazioni Mousse e Stop Homophobia hanno sporto denuncia al tribunale francese, che lo ha condannato ad una multa. Evra dice:

«Sono ferito perché questo non mi rappresenta. Sì, ho usato un linguaggio volgare perché quando ero ragazzo questo era normale. Mi fa pensare che ho così tanto da imparare».

Il messaggio di Evra era diretto ad un tifoso del Psg, amico di Pogba, ma era pubblicato su un social.

«Era un messaggio privato, ho usato parole che usavo quando ero un bambino. E’ questo il modo in cui sono cresciuto. Il problema è che devi adattarti. E’ un mondo nuovo. Mi sono scusato subito perché ho capito che ho offeso le persone. Stanno raccogliendo la battaglia con la persona sbagliata se vedi quello che ho fatto per tutta la mia vita, cioè accettare tutti per quello che sono».

Evra continua:

«È doloroso perché non è quello che sono. Devo pagare queste due associazioni e spero che useranno i soldi per cose buone, ma non si tratta solo di soldi, si tratta di me che mi trovo in questa situazione quando non sono quella persona. Ho fatto un errore. Nella mia giovinezza non era un errore e ora lo è. Da quel momento non ho mai usato queste parole. Ho riconosciuto il problema dell’omofobia nel mondo del calcio, quindi è davvero pazzesco per me ottenere questa cattiva stampa per qualcosa che ho fatto quattro anni fa. Non era perché lo intendevo, ho solo usato quelle parole. Ho offeso le persone, mi sono scusato molte volte. Ho perso il caso, li ho pagati e mi sta bene. Ma non sto bene con le persone che cercano di descrivere un’immagine che non sono». 

E ancora:

«Il mondo si sta evolvendo, dobbiamo adattarci. Prima, ad esempio, andava bene fare una battuta razzista in tv. Sono in un processo di apprendimento e questo è un privilegio. Posso garantire che non uso quel linguaggio in privato. A volte dimentico chi sono, ho un’influenza enorme, non l’ho detto per ferire o creare odio, ma non lo dico di nuovo perché voglio proteggere tutti quei bambini che mi vedono come un’ispirazione». 

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