Quando Carmele Bene scriveva: Borg è il tennis, una lezione vivente di teologia

Su Il Fatto, alcuni stralci dell'antologia con gli scritti inediti di Bene sullo sport. Definisce Borg un "Dio". Tutti gli altri sono giocatori di briscola 

Borg

Da domani sarà in libreria “In ginocchio da te. Miti e vertigini”, un’antologia di scritti di Carmelo Bene sullo sport raccolti da Gog edizioni. Sono testi pubblicati negli anni 80-90 su Il Messaggero. Calcio, tennis, boxe e atletica. Il Fatto Quotidiano ne fornisce alcune anticipazioni, riportando dei passi scritti da Carmelo Bene su Borg. Ve ne riportiamo alcuni stralci. Per Bene, Bjorn è il tennis, è teologia vivente.

Come può il tennis in persona essere scambiato per un volgare tennista?

Si renda dunque il giusto omaggio all’atleta in cui, grazie a Dio, la racchetta, non fu mai vil oggetto separato, ma protesi di quello splendido pensiero chiamato appunto Björn Borg, a suo modo costituente una lezione vivente di teologia.

Al suo ritiro è finalmente restituito al “celeste”. A Dio Borg! A tutti gli altri: non resta che vincere e perdere da quei giocatori di briscola che sono.

Di lui nulla hanno mai capito i culi infranti, spettatori e addetti del tennis cicisbeo, in solluchero al cospetto del “fantasista” che ammicca colpi da platea, estri accattoni. Borg sa e insegna che la fantasia è menomazione. I suoi colpi sono pura necessità. Non conoscono altra possibilità. Dettano legge. Obbediscono a una legge. Sono sovrani. In Borg c’è tutto lo smontaggio del teatrino fantasista, del frollo soubrettismo alla McEnroe.

La creatività è la dote dei sommi cretini. McEnroe è un moccioso egotico. Borg al di là.

Sbuca poi fuor dell’osso petroso di alcuni addetti o sportivi ineducati un infame concetto, a sproposito di Borg: “Grande preparazione atletica, ma nullo spettacolo”. Come se potesse bastare eccitare il muscolo! Come se Borg non fosse il grandioso spettacolo della sua concentrazione! Ricordo la semifinale Borg-Connors di due anni fa a Wimbledon, in cui Connors esibì il suo più grande Connors. Ma non bastò. Lo spettacolo forse più grande in assoluto che mi sia mai toccato di vedere. Quasi quattr’ore di colpi incrociati a velocità paurosa, smash sotto rete, a fondo campo, a toccare l’intersezione delle righe. Servizi
da sfondamento seguiti da risposte vincenti a doppia velocità. Già malandato al ginocchio, Borg in quell’occasione distrusse Connors e si distrusse.

E’ un maestoso esempio di fortezza edificata sul nulla. Un caso di schizofrenia, hölderliniana. Quando si è già tutto da qualche altra parte, basta apparire per vincere. Borg vince al suo primo apparire.

Bene lo accosta persino al Brasile.

Come Borg è il tennis; come Lauda è l’automobilismo e Leonard il pugilato, così il Brasile è il calcio. “The rest is silence”.

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