Musetti è uscito dal lungo tunnel di quella partita con Djokovic

Il ventenne di Carrara gioca un tennis antico e per questo affascinante. Alcaraz conferma di avere negli italiani la sua bestia nera

Musetti

Le notizie sono svariate. La prima, ovviamente, è che Musetti ha vinto il suo primo titolo Atp. E che titolo: un 500, ad Amburgo. Sulla terra, in finale contro un certo Alcaraz ormai da mesi definito il predestinato del tennis mondiale. Che però ancora una volta ha mostrato di essere umano. E battibile.

La seconda è che Musetti è uscito da un tunnel che sembrava senza fine. Il tennista di Carrara ha appena vent’anni ma aveva mostrato tanto, troppo, talento per non rendere ingordi addetti ai lavori e appassionati. Si era perso un anno fa sul centrale del Roland Garros. Aveva appena dato spettacolo, come suo solito, contro Novak Djokovic. Stava conducendo due set a zero. Poi, il solito rito magico. Il cambio della maglietta che per il serbo equivale al cambio della divisa per Superman. Musetti non ne aveva più. Fu preso a pallate e poi si ritirò (decisione che, soprattutto all’estero, gli attirò giustamente critiche tra cui anche quella di Becker). Una sconfitta che fu simile a quella dei pugili. Un ko che lasciò il segno. Rivelò di attraversare un brutto periodo, non solo nel tennis. Fatto sta che si persero le tracce del tennista che gioca con lo stile  anni Sessanta, elegante, rovescio a una mano a tutto braccio, mano ultrasensibile.

Musetti ha tenuto duro, ha ingoiato terra (per non dire altro), ha lavorato sul servizio (ora sfodera un kick niente male) e improvvisamente si è ritrovato al torneo di Amburgo. Ha vinto con la testa. Perché in vantaggio 6-4, il toscano ha avuto cinque match-point nel secondo set e li ha sprecati. Ha perso 8-6 al tie-break dopo essere stato avanti 6-3. E un suo doppio fallo ha “regalato” il secondo set allo spagnolo. Nessuno, nessuno, avrebbe scommesso su di lui. La quota della deriva non era nemmeno giocabile. E invece Musetti non è affatto uscito dalla partita. Per niente. Ha continuato a giocare come sa, in maniera sfrontata, rispondendo a tono a bordate e smorzate, facendo correre l’avversario, correndo lui (è l’aspetto in cui probabilmente è migliorato di più). E gli ha strappato il servizio sul 5-4. E ha vinto. La vittoria l’ha dedicata a tante persone, anche alla sua nonna.

La terza notizia è che gli italiani cominciano a essere la bestia nera di Alcaraz. Che è fortissimo, spaventa molto (ma non è ancora Nadal), eppure in questo 2022 delle sue sei sconfitte tre portano la firma degli italiani: Berrettini agli Australian Open, Sinner a Wimbledon e oggi Musetti ad Amburgo. Gli altri a batterlo sono stati Nadal, Zverev e Korda. In finale. Fino a oggi Alcaraz ne aveva disputate cinque e le aveva vinte tutte e cinque. Poi ha incontrato un italiano.

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