CorSport: gli autori dello striscione sapevano che il solito minuscolo calcio italiano non li avrebbe puniti 

Un calcio minuscolo nei suoi maestri di pensiero e magnanimo nei confronti dei propri peccati. Una punizione, anche se simbolica, avrebbe detto ai club che non tutto è tollerabile

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Db Verona 13/03/2022 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: tifosi Hellas Verona

Chi ha confezionato quell’indegno striscione contro Napoli, con le coordinate per bombardare la città, sapeva che sarebbe rimasto impunito da parte del calcio. Lo scrive, sul Corriere dello Sport, Marco Evangelisti. Probabilmente, ancora una volta, la curva del Verona sarà lasciata aperta con la condizionale.

“Conoscevano i loro cavilli simili menti raffinate, oltre al modo di trovare le coordinate sul cellulare: sapevano di essere pressoché al riparo da un intervento del giudice sportivo. Hanno calato il jolly, poco importa che si tratti di un jolly con la coda a freccia e il ghigno demoniaco. Sarebbe stata una punizione simbolica, ovvio. E avrebbe coinvolto tifosi estranei ai fatti, altrettanto ovvio. Ma almeno avrebbe detto qualcosa ai club. Che non tutto è tollerabile, non tutto è un gioco nel gioco. E che fingere impotenza non può essere il modo migliore di sottrarsi perennemente a qualsiasi responsabilità. E ancora: che un messaggio social di vaga condanna e pallida solidarietà, accuratamente spogliato di nomi, cognomi e accuse precise, non può bastare per purificarsi la coscienza”.

Il giudizio sul calcio è lapidario.

“Siamo sempre alle prese con il solito calcio italiano, minuscolo nei maestri di pensiero che si sceglie, magnanimo nei confronti dei propri peccati”.

Il calcio è uscito dalla pandemia uguale a se stesso. Bisognerebbe riflettere su quello striscione

“sul punto di non ritorno che segnala e su dove sta portando questa strada che un giorno, insonnoliti, distratti e avidi, abbiamo imboccato”.

 

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