Berrettini: «Smettere di rimuginare su ogni scelta è stato più difficile che servire a 200 chilometri all’ora»
A La Repubblica: «A volte ponderare sempre mi appesantisce, soprattutto in campo, dove bisogna decidere in un attimo. Pensare tanto è la mia forza e la mia debolezza».

Londra (Inghilterra) 09/07/2021 - Wimbledon / foto Imago/Image Sport nella foto: Matteo Berrettini
La Repubblica intervista Matteo Berrettini. Parla di sé, definendosi una persona che pensa troppo.
«Mi definirei come un ragazzo analitico. Posso rimuginare per giorni i pro e contro prima di fare una scelta, ma a volte quel ponderare mi appesantisce, soprattutto in campo dove le decisioni vanno prese in un attimo. Ecco perché pensare tanto è la mia forza e la mia debolezza».
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«Ero soprannominato la radio per il mio parlarmi addosso quando le cose andavano male. Per gli ipercritici e perfezionisti come me, cambiare è un processo lungo e complesso. Quando ho capito che il vero obiettivo era vincere, mi sono detto: “Adesso zitto”. Se sbaglio, pazienza. Sembra banale, ma è stato più difficile che servire a 200 chilometri all’ora».
Cosa si rimprovera di più?
«Ripetere lo stesso errore mi fa impazzire. Sono duro con me stesso perché sono cresciuto con l’ideale del giocatore perfetto».