Su Repubblica definisce i calciatori italiani “mai cresciuti”. “Sicuri che tutti non vedessero l’ora di provarla, come una nuova fuoriserie?”

Su Repubblica, Maurizio Crosetti scrive del silenzio dei calciatori di Serie A di fronte alla Superlega. A differenza dei loro colleghi, soprattutto inglesi, non hanno sprecato una parola per mostrare il loro disappunto.
“Nel coro greco che da giorni accompagna la mancata nascita della Superleague, non si è sentita neppure per sbaglio la voce dei calciatori di Serie A: eppure sono loro i protagonisti, gli attori, il motore che chiede sempre più benzina. Se il calcio è quasi in bancarotta, questo dipende anche dagli stipendi abnormi di chi lo gioca”.
Manca una coscienza di classe, scrive.
“È pur vero che per avere una minima coscienza di classe occorrerebbe la classe, non nel senso del talento ma della consapevolezza di far parte di una comunità, di un gruppo che ha diritti e doveri precisi”.
Così, mentre in Inghilterra i calciatori della Premier si sono esposti “senza paura di offendere i loro datori di lavoro”, in Italia no.
“Sarebbe stato così assurdo, di grazia, sapere cosa pensassero davvero in Italia i giocatori della supercoppa dei ricconi? Sicuri che tutti non vedessero l’ora di provarla, come una nuova fuoriserie? Qui si è attesa invano qualche parola dai veri padroni del calcio, cioè questi benedetti ragazzi forse ancora troppo spaesati, distratti da altro, mai cresciuti: non tutti, ma la maggioranza sì. Bambini infiniti, come dice Emanuela Audisio”.
Non ha fatto di meglio l’Assocalciatori, che
“è riuscita a compitare a fatica qualche rigo piuttosto democristiano, e comunque chi avrebbe potuto dettare di meglio?”.