Per De Luca (e solo per lui) 160 posti di terapia intensiva occupati sono “confortanti”

È uno dei dati più alti in assoluto. Il 5 marzo, quando è partita la zona rossa, erano 140. Ma ora lui gioca a fare la corsa sulla Lombardia

È uno dei dati più alti in assoluto. Il 5 marzo, quando è partita la zona rossa, erano 140. Ma ora lui gioca a fare la corsa sulla Lombardia

Di colpo, un venerdì, Vincenzo De Luca va in diretta su Facebook e in totale contrasto coi toni drammatici che con cadenza settimanale trasmette ormai da un anno, dice:

“In Campania abbiamo contagi numerosi ma con due dati confortanti: le terapie intensive, con ad oggi 160 posti occupati, la metà di altre regioni magari in zona arancione; e i decessi, siamo a 5.400, sei volte in meno della Lombardia. Sono dati che ci devono inorgoglire”.

All’improvviso 160 posti occupati nelle terapie intensive campane, e circa 5.400 morti, sono dati “confortanti”, per il Presidente della Regione. Non li discutiamo in assoluto – parliamo sempre di circa un sesto dei posti disponibili, 656. Ma va sottolineato lo scarto interpretativo che ne fa De Luca.

Se guardiamo l’andamento dei dati di questi ultimi mesi, tutti passati ad ascoltare le reprimente angustiate di De Luca, vediamo che, ad esempio, il 20 ottobre erano 91 i posti di terapia intensiva; il 7 novembre 179, il 20 novembre 201, il 17 dicembre 119, il 15 gennaio 93, il 1 febbraio 97, il 10 febbraio 103. Solo a novembre c’è stato un picco superiore ai 160 letti occupati che ora per De Luca sono “confortanti”.

Il 5 marzo, giorno dell’annuncio della nuova zona rossa entrante, i posti di terapia intensiva occupati erano 140. E De Luca parlava così:

“Ormai siamo in zona rossa, perché questo livello di contagio non si può reggere. In Ospedale si riversa ormai di tutto, in particolare al Cardarelli”.

L’8 marzo, giorno di inizio zona rossa, erano 148. Il 20 marzo 161. Ieri, appunto 160. Cosa è cambiato? Non lo sappiamo.

Ma non è la prima volta che De Luca dà i numeri giocando sulle unità di misura e sui termini di paragone, in funzione del risultato comunicativo da raggiungere. Esattamente come quando rendeva più drammatiche le cifre dei contagi scolastici dettando numeri assoluti invece delle percentuali (parlare di 100 contagi fa un certo effetto, ma se sono lo 0,1% del totale sempre 100 infetti restano…) così parla dei posti occupati in terapia intensiva – e dei decessi – non in termini assoluti, ma di sponda su quelli delle regioni “concorrenti”. Ed è così che 160 non sono più solo 160 (tantissimi, come abbiamo visto, per i trend campani) ma sono “la metà di altre regioni magari in zona arancione”. E così i decessi, 5.400, sono “sei volte in meno di quelli della Lombardia”.

 

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