Il Guardian: “Guardiola ha succhiato via gioia e libertà”

Ma l'ennesima prova di "confusione tattica" non cambia i piani del City. Per il Telegraph il club sta trattando per rinnovargli il contratto

Guardiola

“Fallisci. Non importa. Ma fallisci di nuovo. E lo fai più o meno sempre nello stesso modo. Quante volte, Pep? Quante volte?”. La risposta al quesito con cui il Guardian apre il suo – ennesimo – pezzo critico contro Guardiola, la dà il Telegraph: un’altra volta ancora. Perché a dispetto di quello che è per tutti un enorme fallimento, il City ha intenzione di confermare il tecnico spagnolo. Per riprovare, un’altra volta, a vincere la Champions.

Poi, è chiaro, quel che altrove si trasforma in uno psicodramma con varie gradazioni che porta poi al licenziamento dell’allenatore – Sarri e Setien – in Inghilterra resta nel pieno registro della critica, soprattutto nel merito. E nel caso di Guardiola è una critica tattica.

L’idea che Pep Guardiola complichi eccessivamente le partite a eliminazione diretta – scrive il Guardian – è diventata una verità così lapalissiana che sembra impossibile che un manager con una tale lucidità di pensiero possa ancora seguire lo stesso modello; trova ancora il modo per inserire le proprie ansie, il suo intellettualismo maniacale nelle partite a eliminazione diretta del calcio, anche in quelle d’élite. Eppure, eccoci di nuovo qui.

“Hello tactical confusion, my old friend”

“In una notte elettrizzante e frenetica a Lisbona, Pep Guardiola ha scelto una squadra per giocare una partita completamente non-Manchester City, trasformando questa macchina di passaggi e movimento in una forma stranamente attenuata, apparentemente con l’obiettivo di rispecchiare la difesa a tre del Lione. Per dirla più semplicemente: al 50′ João Cancelo, Kyle Walker, Rodri, Fernandinho e Ilkay Gündogan avevano toccato la palla 288 volte. Riyad Mahrez, Bernardo Silva, Phil Foden e David Silva zero. E il City aveva trascorso più della metà del match accovacciato dietro una linea difensiva fin troppo educata”.

Ma il Guardian va oltre: “Kevin De Bruyne, il grande talento creativo della Premier League, ha faticato a trovare spazio. Perché? Perché succhiare via gioia e libertà proprio quando ce n’era più bisogno? Per questi artisti deve esser stati come essere invitati a eseguire il nuovo singolo di successo, per poi trovarsi a suonare un’odissea jazz di 10 minuti. Siamo venuti alla ricerca di quella sublime entità espressiva degli ultimi due anni. Invece abbiamo avuto un’ora di flauto e assoli di batteria”.

In questo contesto, tutt’altro che sereno, il City resta in trattative per estendere il contratto di Pep Guardiola: il club resta convinto che Guardiola sia l’uomo giusto per andare avanti. Fonti del Telegraph affermano che il City ritiene che sarebbe sbagliato guardare oltre un manager del calibro di Guardiola, nonostante alcuni rapporti affermino Mauricio Pochettino sia pronto a sostituirlo in caso di macato accordo.

Tra l’altro, scrive il Telegraph, Guardiola, non ha mai fatto mistero di avere ambizioni oltre il City, accostato più volte alla Juventus per dominare il quarto campionato d’Europa. Ma per il momento Guardiola intende restare al City ed è determinato a auto-sfidarsi nuovamente, dopo un altro fallimento in Champions League.

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