Il tecnico è alle prese con l’assenza di vittorie da 43 giorni e con una chiara involuzione della squadra

Il Napoli non c’è più, scrive il Corriere dello Sport. Sparito dopo la notte di Liverpool.
“La crisi è una, una soltanto: appartiene e per intero a un mito del calcio che comincia a vacillare, ed è Ancelotti, perso com’è nella pancia di una classifica che soffoca il progetto e le ambizioni, stordito da paure che ricompaiono e che aprono crepe inimmaginabili”.
Ancelotti si trova nel mezzo di un vuoto di vittorie in campionato che dura da 43 giorni,
“nel terrore che la Champions diventi un miraggio, nella contestazione di uno stadio sbigottito di fronte al nulla”.
Il Napoli butta via un’altra serata,
“senza riuscire a capire chi sia, cosa chieda a se stesso, cosa voglia fare da grande e semmai riuscirà ad esserlo ancora, almeno in campionato”.
La partita di ieri contro il Bologna, che invece sembra avere bisogno delle sfuriate di Mihajlovic per fare bene, è “insolita, poco bella, sgrammaticata”.
Ancelotti la affronta rivoluzionando il Napoli,
“togliendogli le certezze di Liverpool, riempiendolo di insicurezze che sono nel modulo, l’invocato 4-3-3, e nelle torsioni di uomini che danzano ovunque”.
Di Lorenzo si sposta a sinistra, Zielinski fa il play, Fabian e Elas al suo fianco, davanti c’è il tridente con Insigne che potrebbe fare quello che vuole.
“Per 45’ è un museo degli orrori”.
Il Napoli è imbalsamato,
“ha iniziative personali, si rimescola con Mertens, va ad attaccare per inerzia spreca anche (inaspettatamente) proprio con Mertens, ma ormai è slabbrato, concede il campo, permette al Bologna di ripartire, di crederci, spesso a sinistra”.
Il Bologna vince, mentre la squadra di Ancelotti scompare.
“In quella oscurità tattica, nel caos che diviene la linea guida, al Napoli rimane un poco d’ira per quel rigore che sfugge, per quel gol annullato a Llorente al di là dell’ultimo difensore per una questione di centimetri: ma sono dettagli assai marginali dinnanzi all’involuzione evidente che il Bologna coglie sorridendo felice, mentre il San Paolo è un inferno”.