Piccioso e insopportabile, Mazzarri resta un fior di allenatore

Con Napoli ed il Napoli non si comportò bene. Se ne andò nel modo peggiore il grande Walter. Scrivemmo in proposito: «Mentendo spudoratamente, diceva: “Sono stanco dopo dodici anni di fila in panchina. Sto pensando l’anno prossimo di prendere un anno sabbatico”. E due anni orsono? Piagnucolava. Voleva andare via pur essendo legato al Napoli da […]

torino Mazzarri

Con Napoli ed il Napoli non si comportò bene. Se ne andò nel modo peggiore il grande Walter. Scrivemmo in proposito: «Mentendo spudoratamente, diceva: “Sono stanco dopo dodici anni di fila in panchina. Sto pensando lanno prossimo di prendere un anno sabbatico”. E due anni orsono? Piagnucolava. Voleva andare via pur essendo legato al Napoli da un altro anno di contratto. Insomma un vizietto il suo. Quello dell’infedeltàLa verità è che Mazzarri considerava Napoli una tappa di avvicinamento nella sua carriera. Non al livello del suo valore. Non sufficiente a soddisfare la sua ambizione. Il toscano è persona insaziabile. Di quelli che guardano in continuazione nel piatto degli altri. Considerandolo sempre più appetitoso. La Juve… l’Inter… il Real…»

Però… però… però pagano sempre i tecnici. Pagano per tutti. Per i giocatori che, anche se sono scarsi, non è possibile sostituire. Per i presidenti che, anche se dissoluti e incompetenti, restano dove sono.

Insomma devo dire francamente che per Mazzarri mi dispiace. Sbollita l’ira per il grande tradimento – ma lo fu veramente o si trattò di una normale scelta professionale? – non posso dimenticare che qui da noi fece un grande lavoro. Sulla squadra e sui singoli. Recuperò giocatori oscuri come Grava e Pazienza. Maggio e Zuniga crebbero enormemente con il suo lavoro. E anche Cavani, arrivato da giocatore normale, andò via da campione. La squadra aveva un suo gioco. Personalità da vendere. Chi può dimenticare le formidabili ripartenze al fulmicotone che ci regalarono tanti successi. Quel Napoli ottenne risultati brillanti. E diciamolo onestamente superiori alle attese.

Certamente Benitez è di un’altra categoria. E non voglio qui fare il paragone sul piano tecnico. Sul gioco espresso. Sulla velocità nel capire i problemi e intervenire dalla panchina. Sulla caratura internazionale. Penso invece innanzitutto a un aspetto umano. Lo stile con cui ci si relaziona con gli altri. Al rapporto con i mezzi di comunicazione. Benitez è sempre sorridente e non accampa mai scuse. Ha un piglio autorevole. Anche quando ricorre allo strumento dell’ironia. Mentre Walter era un piccioso di prima categoria. Pronto a scaricare sugli altri (nessuno escluso) le responsabilità. Pronto a prendersi i meriti dei successi. Usava il noi, come il papa, parlando di se stesso. Grandissimo insomma il limite della sua cifra di personalità.

Devo però ribadire che adesso che a Milano ha conosciuto l’amarezza del primo esonero, ho sentito nei suoi confronti un moto di solidarietà. In fondo paga anche le colpe altrui. Prima di tutto la confusione societaria. E mi è sembrato giusto allora ricordare a volo d’uccello che, pur con i suoi ricordati limiti umani, il toscanaccio è un fior di allenatore. Che qui da noi ha fatto un gran bel lavoro. Oggi è nella polvere? Tornerà sull’altare.
Guido Trombetti

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