CorSport: il professionismo entra nei college e spacca l’America
Il Bill 206, meglio conosciuto come Fair Pay to Play Act, è stato firmato lunedì, vale solo in California ma altri stati pensano di adottarlo. La Ncaa si oppone e promette battaglia

Un disegno di legge introdotto dalla California spacca in due l’America. Ne parla il Corriere dello Sport. Si tratta del Bill 206, meglio conosciuto come Fair Pay to Play Act (equo pagamento per giocare).
E’ stato firmato lunedì dal governatore della California e consentirà l’ingresso del professionismo nei college. Niente più dilettantismo.
Varrà solo in California (dal 1 gennaio 2023) ma già Washington, Colorado, New York e South Carolina sono pronti a seguire la stessa strada. E la Florida addirittura dovrebbe anticipare tutti e renderla effettiva dal 1 luglio 2020.
I punti cardine della legge sono elencati dal quotidiano sportivo.
Gli atleti-studenti della NCAA avranno gli stessi diritti dei professionisti. Potranno firmare contratti di sponsorizzazione, usufruire dei diritti di immagine, assumere un agente, incassare denaro per attività lucrose collegate allo sport che praticano al college.
Tutte cose che oggi sono vietate grazie alle barriere imposte dalla NCAA, ente che governa lo sport universitario e di college negli Stati Uniti.
La NCAA promette di dare battaglia. Già prima della ufficializzazione della firma, aveva definito il Bill 206 incostituzionale. Adesso ha diramato una nota in merito:
“Come organizzazione associativa la NCAA concorda che siano necessarie modifiche per continuare a sostenere gli studenti-atleti, ma il miglioramento deve avvenire a livello nazionale attraverso un processo di elaborazione delle regole NCAA. Sfortunatamente questo nuovo disegno di legge sta già creando confusione per agli attuali e futuri studenti-atleti, allenatori, amministratori e non solo in California”.
La firma del Bill ha creato una contrapposizione netta e importante, in America. Da un lato i tanti che sostengono che gli studenti debbano avere il diritto di ottenere un profitto dalle loro attività sportive, visto che contribuiscono a generare reddito. La Ncaa, infatti, nel 2017, ha avuto un attivo di 1,1 miliardi di dollari.
Dall’altra parte la Ncaa, che comprende 1100 atenei e che risponde ricordando che elargisce, ogni anno, 3,5 miliardi di dollari in borse di studio per 180.000 atleti-studenti, oltre ad aiuti in diversi settori, dalle assicurazioni al sostegno scolastico e l’organizzazione di 90 campionati, maschili e femminili, che comprendono 24 differenti discipline sportive.
Se non si troverà un punto di accordo tra le due “fazioni”, i college sarebbero avvantaggiati nel reclutamento di atleti-studenti, ma potrebbero rischiare squalifiche e radiazioni se decidessero di sfidare le regole NCAA. In questa situazione, infatti, sarebbe automatico il ricorso al tribunale, scrive il Corriere dello Sport,
“o da parte di istituti e organizzazione madre, o degli atleti-studenti forti delle nuove disposizioni”.