Quell’offerta per il doriano Icardi rovina il sonno
È il pomeriggio del 30 gennaio. Il tifoso medio del Napoli è tranquillo: in mattinata è andato a vuoto l’ultimo attacco per avere subito Nainggolan (se ne riparlerà a giugno), e quindi attende la chiusura del calciomercato con il cuore in pace, monitorando la situazione delle altre più che aspettando un movimento a sorpresa dell’ultimo […]
È il pomeriggio del 30 gennaio. Il tifoso medio del Napoli è tranquillo: in mattinata è andato a vuoto l’ultimo attacco per avere subito Nainggolan (se ne riparlerà a giugno), e quindi attende la chiusura del calciomercato con il cuore in pace, monitorando la situazione delle altre più che aspettando un movimento a sorpresa dell’ultimo momento da parte di Bigon. Tanto, quello che s’è fatto è stato fatto bene, i quattro acquisti promettono una panchina di qualità, se non di più. Davanti alla tv, davanti al pc, le pagine scorrono distrattamente.
Poi, poco prima della chiusura del calciomercato, quello che non t’aspetti: il Napoli avrebbe offerto 5 milioni per la comproprietà di Icardi, gioiellino della Sampdoria, scuola Barcellona. Offerta rifiutata, come era stata rispedita a Napoli quella della settimana prima, trapelata sempre quel 30 pomeriggio: 12 milioni per l’intero cartellino. In entrambi i casi, Icardi sarebbe rimasto a Genova fino alla fine dell’anno.
In realtà i dirigenti doriani avrebbero pure accettato, ma a frapporsi fra il canterano e Fuorigrotta ci sarebbero stati tanto gli agenti, quanto il giocatore: troppo poco tempo per riflettere su un eventuale trasferimento, troppo poco tempo per limare i dettagli economici del contratto. Ed allora, tutto rimandato. Un matrimonio che, si vocifera, si farà comunque: a giugno, per 16 milioni di euro. Icardi lo vogliono tutti, sia in Serie A che all’estero: è un ’93 di belle speranze, che sta facendo bene nel campionato italiano. Poi, ha segnato uno dei suoi primi goal italiani alla Juventus, punendola in casa: basterebbe questo a renderlo nuovo beniamino del San Paolo. Alla fine del mercato, il Napoli è in pole per uno degli oggetti del desiderio di mezza Europa. E non è poco.
Il succitato tifoso del Napoli, quindi, si esalta: sarebbe un acquisto intelligente, magari Bigon non è poi quella mezza pippa che tutti dicono. Pensa che coppia con Cavani…
Va a dormire tranquillo, il tifoso, ma poi si sveglia di soprassalto nel cuore della notte, e comincia a fare due più due: i rapporti di Mazzarri con la società stanno migliorando, si dice che si possano porre le basi per continuare la storia del tecnico toscano a Napoli… e poi c’è quella maledetta clausola rescissoria, e le parole criptiche del Matador, e quelle di suo padre…
Scatta fuori dal letto e si precipita davanti al pc: secondo Wikipedia, fisicamente Icardi è un sosia di Cavani – un chilo in più e due centimetri in meno, ma la figura è quella. Sembra proprio un acquisto per Mazzarri, per convincerlo a restare anche se qualcuno si presenterà con i sessanta milioni e rotti che servono per portare l’attaccante uruguaiano via dalla squadra azzurra.
E sembra di vederli, Mazzarri, Bigon e De Laurentiis nel pieno della discussione.
«Sì, io rimango, ma se poi Cavani va via?»
«No, Walter, non preoccuparti, seppure dovesse andar via i soldi verranno reinvestiti subito per due-tre acquisti di spessore. E in attacco ti prendo chi vuoi. Tu, per dire, chi vorresti?»
«Mah, mi piace tanto quel ragazzino della Sampdoria, quello del Barcellona… Icardi…»
«Hai sentito, Riccà? Fai un’offerta alla Samp per ora, cominciamo a porre le basi per giugno.»
«Va bene, presidente. Vado subito. »
«Riccà? »
«Eh presidè?»
«Mi raccomando: sempre…»
«…nel rispetto del fairplay finanziario. Sì, presidè.»
E allora torna a letto un po’ sconsolato, il tifoso. Si fida di Mazzarri, che d’altronde è quello che s’è inventato il Cavani degli ultimi anni; però sente il matador già ceduto, e gli dispiace. S’era affezionato – come tutti, d’altronde. E sperava di vederlo in testa alla classifica dei bomber di sempre del Napoli, a superare Maradona, a vincere qualcosa di grande, ad assistere mentre veniva scritta una pagina importante di storia con quel ragazzone sudamericano a portare la squadra sul tetto del mondo a suon di goal…
I giocatori vanno e vengono, la maglia resta: prima di chiudere gli occhi, da un ultimo sguardo alla maglia appesa davanti al letto.
Spegne l’abat-jour, e sogna un futuro di vittorie.
Nessuna faccia: solo undici maglie azzurre.
Antonio Cristiano