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Scegliere la Champions è una novità ma non è da grande club

È una novità per il Napoli ma con Ancelotti pensavamo che fosse finito il tempo delle preferenze tra una competizione e l’altra

Scegliere la Champions è una novità ma non è da grande club

La sensazione provata col Chievo

Durante e dopo Napoli-Chievo, l’ambiente azzurro era ammantato dalla sensazione del cartellino timbrato male il venerdì, prima del week-end. Un’immagine fantozziana, per cui un po’ tutti (da Ancelotti fino ai calciatori) hanno commesso degli errori perché occupati a pensare ad altro. A Napoli-Stella Rossa vero e proprio crocevia della stagione. Un dato di fatto alimentato anche da questo atteggiamento collettivo.

È una condizione nuova per il Napoli. Durante il triennio di Sarri, solo la stagione “di mezzo” è stata costruita con una considerazione paritetica per l’impegno domestico e per quello europeo. Il Napoli terminò il girone di Champions al primo posto e poi fu eliminato dal Real Madrid agli ottavi di finale. Era l’anno della prima Juventus di Higuain, in pochi credevano fin da subito di poter avvicinare i bianconeri. Un po’ come quest’anno con la Juventus di Ronaldo, autrice di un inizio di stagione scintillante, praticamente perfetto. Forse anche per questo il Napoli 2016/2017 decise di non scegliere. Anzi di proporsi in tutte e due le competizioni con lo stesso spirito, alternando (un po’) la formazione in base al peso degli impegni.

Nelle altre stagioni, la scelta è stata meno equilibrata: il secondo Benitez sposò l’Europa League, Mazzarri (tranne una stagione) e Sarri sono stati allenatori da campionato. Ancelotti, ieri, ha dato la sensazione di aver scelto l’Europa. Come da curriculum, dicono i maligni. Come da tempo, ripetiamo, non succedeva.

Le parole del post-partita

Questa nostra lettura della situazione nasce dalle interviste del postpartita: Ancelotti ha parlato di «lezione in vista della Stella Rossa», addirittura Karnezis ha detto «vogliamo passare il turno in Champions League». Contenuti e toni accettabili, di chi vuole mettersi alle spalle una giornata negativa.

Ma ci sono anche altre constatazioni rispetto alla realtà delle cose, così come ha spiegato Massimiliano Gallo nel suo pezzo di commento: «I divi che Ancelotti ha schierato contro l’ultima in classifica sono stati Insigne e Mertens. E sono stati loro a deludere. Segno che probabilmente Ancelotti si sarebbe dovuto affidare a un turn over più ampio anche in attacco. Non sarebbe stato scandaloso tenere in campo Ounas con l’ingresso in campo di Milik (che non ha avuto un pallone decente che fosse uno). E magari far uscire Mertens anche in vista di mercoledì».

Erano altre le aspettative

Al di là delle semplici scelte di formazione, il Napoli ha mostrato di aspettare solo la Stella Rossa. Il Chievo è stato considerato un contrattempo, un incontro di secondo livello. A partire da Mertens e Insigne, fino ad arrivare a chi li ha messi in campo. Una lettura che può anche starci, ma che non si confà alla dimensione di una grande squadra. La Juventus è effettivamente lontana, ma il Napoli ha l’obbligo di provare a tenere aperto il campionato. È l’unica squadra ad avere la forza tecnica ed emotiva per fare questo tentativo, lo ha dimostrato. Dopo la scorsa stagione, l’aspettativa era – e resta – quella di avere una squadra con la stessa tensione per il doppio impegno, non che sacrificasse il campionato per la Champions.

Finora il saldo è stato “sporcato” solo da Napoli-Chievo; prima e dopo i match internazionali, la squadra di Ancelotti ha messo insieme quattro vittorie, un pareggio (contro la Roma) e la sconfitta a Torino contro la Juventus. Risultati lineari, che ci stanno nell’arco di una stagione e rispetto ai valori assoluti delle avversarie. Proprio per questo, però, Napoli-Chievo è un campanello d’allarme che non va sottovalutato. Anzi, questa deve essere la lezione in vista della Stella Rossa: i cali di tensione non sono ammessi, anzi non sono ammissibili. Siamo solo all’inizio del ciclo-Ancelotti, ma l’idea alla base del nuovo corso era creare proprio questo tipo di mentalità composita, che parta dalle scelte di formazione e cada a pioggia sulla testa di tutti gli attori. Al Napoli serve crescere in parallelo per tutte le manifestazioni, piuttosto che una semplice inversione a U nello squilibrio emotivo tra Serie A e Champions League.

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