Va bene tutto ma vedere il povero Giacomo Leopardi paragonato a Spalletti…
Il più grande poeta lirico di tutti i tempi, ed ora riconosciuto anche come uno dei pensatori più ragguardevoli di sempre, paragonato a un allenatore di calcio.

Va bene tutto ma vedere il povero Giacomo Leopardi paragonato a Spalletti…
Da diverso tempo ci siamo abituati ad accettare tutto e di più. Accade nella politica, nell’economia, nella cronaca quotidiana e così via. E naturalmente anche nello sport. Mettendo ora in disparte ogni considerazione riguardante la qualità della scrittura (stile, sintassi, punteggiatura, ecc.), sembra di assistere davvero ad una gara (si parla appunto di sport) a chi la spara più grossa. A leggere alcune analisi (?) si resta davvero stupiti, e occorre essere davvero indulgenti pensando che in fondo siamo al “bar dello sport”.
Ma come si suol dire a tutto c’è un limite. In una intervista a Walter Sabatini (apparsa su “La Stampa”) dedicata a Luciano Spalletti (in verità non una intervista ma una santificazione vera e propria del personaggio) è stato addirittura tirato in ballo il nome di Giacomo Leopardi. C’è da rimanere allibiti. Il più grande poeta lirico di tutti i tempi, ed ora riconosciuto anche come uno dei pensatori più ragguardevoli di sempre, viene paragonato ad un allenatore di calcio: i “sette anni di studio matto e disperatissimo” (la citazione così come usata nell’intervista, ossia “studi pazzi e disperatissimi” non è corretta) del grande recanatese vengono paragonati all’applicazione che Spalletti dedica all’analisi dei suoi schemi di gioco. E l’allusione è anche che il tormento con cui l’allenatore della Juve vive il calcio è come quello che affliggeva proprio Leopardi per le sue straordinarie composizioni.
Non si può non provare un incredibile smarrimento: Leopardi e Spalletti, la preparazione di una partita di calcio e “L’infinito”, “Il canto notturno”, “Le ricordanze”. Probabilmente si tratta anche di una spia eloquente per capire dove siamo arrivati o meglio perché ci troviamo a dover fare i conti con i malumori e le intolleranze di ogni giorno. Ma poi dovremmo fare anche tutto un altro discorso.











