Le prospettive del Napoli sono cambiate: non si può inseguire tutto, bisogna scegliere cosa vale davvero la pena
Ora arriva dicembre: Udine campo scomodo, e poi la Supercoppa che non aspetta nessuno. È dura rimanere in testa con una rosa così corta, restare al vertice è già un’impresa quotidiana.

Napoli's Serbian goalkeeper #32 Vanja Milinkovic-Savic (L) reacts after conceding a goal to Benfica's Colombian midfielder #20 Richard Rios Montoya (out of frame) during the UEFA Champions League league phase day 6 football match between SL Benfica and Napoli at Estadio da Luz in Lisbon on December 10, 2025. (Photo by PATRICIA DE MELO MOREIRA / AFP)
Le prospettive del Napoli sono cambiate: non si può inseguire tutto, bisogna scegliere cosa vale davvero la pena
Tra tanti che ormai hanno preso il vizio di fare editoriali nominali in video, ci proviamo anche noi. Senza luci, senza effetti, solo con quello che si è visto stasera.
Un pareggio sarebbe stato oro ma il Napoli perde in Portogallo. Se guardi il risultato sembra tutto lineare: due gol subiti, poco ritmo, poco ossigeno. Ma non è così semplice. Con questa rosa ridotta al minimo sindacale, con giocatori spremuti da settimane, pensare all’ennesima impresa era più speranza che logica.
I due gol sono evitabili, quasi banali. Una distrazione dietro, un’esitazione del portiere: errori che si pagano subito e pesano doppiamente quando non hai cambio di passo o energie per rimettere in piedi la partita. Sono dettagli, sì, ma di quelli che cambiano la serata.
Poi c’è la consueta liturgia mourinhiana: perdere tempo. Sempre e comunque. Anche quando non serve, anche quando il Napoli è già costretto a un ritmo basso per necessità. Le squadre di Mourinho sono così: più cronometro che pallone. Fanno innervosire più del risultato, perché la partita si spegne a colpi di interruzioni.
Nel finale si vede Vergara. Pochi minuti, pochi palloni, ma puliti, sicuri. Uno dei pochi segnali positivi: entra senza tremare, senza guardarsi intorno, con naturalezza. Non cambia la storia del match, ma dice che quando il livello si alza, lui non scappa.
Resta però il contesto generale: il Napoli è primo in Serie A e i playoff di Champions restano aperti. La sconfitta brucia, ma non sposta l’asse di questa stagione, che finora è stata più sostanza che estetica, più fatica che fortuna.
E ora arriva dicembre: Udine, campo scomodo per definizione, e poi la Supercoppa, che non aspetta nessuno. Sarà un mese duro, da stringere i denti e restare compatti. Ed è proprio questo il momento per stare attorno alla squadra, perché con una rosa così corta, restare al vertice è già un’impresa quotidiana.
Le prospettive del Napoli sono cambiate: non si tratta più di inseguire tutto, ma di scegliere cosa vale davvero la pena portarsi dietro. Guardare avanti, sapendo che qualche punto per strada lo lascerai – e che va bene così, se serve a mantenere il passo dove conta. Qui sta la maturità. E la strada resta aperta.











