Goggia: «Io e Gasperini ci siamo scritti, siamo simili nelle reazioni al dolore»
A Repubblica: «La mia carriera è stata costellata dalla voglia di riscatto quando non riuscivo a essere me stessa: per questo ho sentito dolore nell’anima».

Italy's Sofia Goggia competes during the Women's Giant Slalom event of FIS Alpine Skiing World Cup in Kronplatz, Plan de Corones, Italy on January 30, 2024. (Photo by Tiziana FABI / AFP)
Dopo aver vinto il SuperG a Val D’Isere, Sofia Goggia ha rilasciato un’intervista a Repubblica.
L’intervista a Sofia Goggia
La frase esatta che ha detto è “il dolore dell’oggi è la benzina del domani, inteso come oggi ma anche come momento storico”: c’è la sua storia in questa giornata?
«Mi riferivo alle tante volte in cui non sono riuscita a esprimermi al meglio, a non cogliere un’occasione. La mia carriera è stata costellata da questa voglia di riscatto quando non riuscivo a essere me stessa: per questo ho sentito dolore nell’anima. Sono stata molto arrabbiata per la discesa di due giorni fa, e lo sono ancora adesso nonostante questa vittoria. Sabato non è stata una giornata semplice a livello di gestione emotiva. Una volta che sono rientrata in camera ho pianto: so benissimo che non è una reazione adatta all’atleta che sono e all’età che ho, ma secondo me significa solo che anche a 33 anni ci tengo molto che una gara non finisca così».
Cos’altro vi siete detti con Gasperini?
«Gli ho scritto anche stamattina, sapendo che aveva perso con la Juve. Nonostante sia l’allenatore della Roma, è una persona che ha dato tantissimo alla città di Bergamo, diciamo che nutro una profonda stima e riconoscenza nei suoi confronti. Ogni tanto ci scambiamo messaggi, gli ho detto quella frase sul dolore e la benzina».
E lui ha risposto?
«Certo, proprio poche ore prima del superG. Mi ha detto che era d’accordo, che condivideva questa visione, anzi ha detto che siamo simili nelle reazioni. Gli è piaciuta questa interpretazione del dolore».
Il dolore confina anche con la delusione per non essere stata nominata portabandiera?
«Ma no, penso che ci fossero molti atleti che valevano questo titolo, sono state fatte delle scelte e chiaramente le rispetto. Ma dico anche che secondo me la bandiera più bella che si possa alzare è quella al traguardo della gara olimpica: quindi se quello può essere il mio ruolo, darò tutta me stessa per provare ad alzarla lì».
Come si affronta una prova olimpica di pochi secondi che valgono un quadriennio?
«Esattamente come una gara di Coppa del mondo, dove può succedere di tutto».
Si sta già caricando?
«All’Olimpiade penseremo a febbraio. Dopo Natale andrò a Semmering e a Kranjska Gora per i giganti, poi ci sarà tutto il mese di gennaio, con tante gare di velocità».










