Amorim: «Mainoo? Non credo sia così male essere in panchina allo United, succedeva anche a Ronaldo»
«Così come a Rooney e a Veron. Non voglio altro che fare il bene della squadra e del giocatore, far capire che si gioca se si fa bene a prescindere dal nome sulla maglia»

Manchester United's Portuguese head coach Ruben Amorim is seen before kick off of the English Premier League football match between Manchester City and Manchester United at the Etihad Stadium in Manchester, north west England, on September 14, 2025. (Photo by Oli SCARFF / AFP)
Ruben Amorim ha nuovamente parlato di Kobbie Mainoo, centrocampista ventenne che cerca spazio e vorrebbe andare via a gennaio (il Napoli lo cerca e non poco ndr). Il centrocampista vorrebbe tra le altre cose giocare i Mondiali del 2026 con la sua Inghilterra, mentre nel frattempo l’allenatore portoghese dello United è sotto ai riflettori perché costantemente lo tiene in panchina. Addirittura in Inghilterra dicevano che sarebbe stato contento qualora Mainoo se ne fosse andato. In conferenza prima della gara con l’Aston Villa (oggi, 17:30), Amorim è tornato sull’argomento e ha risposto in modo piuttosto piccato.
Amorim: «Anche Ronaldo e Veron andavano in panchina, non solo Mainoo»
Di seguito un estratto significativo a riguardo:
«È un ragazzo timido, ma non è una sua responsabilità. È responsabile delle sue azioni e la sua azione è stata quella di giocare bene nell’ultima partita, quindi mi concentro solo su quello. Mi è capitato allo Sporting che mio fratello scrivesse qualcosa su internet e io ne dovessi rispondere: la mia spiegazione è sempre stata “lui ha la sua vita, ha la sua opinione, non ha nulla a che fare con me”, e farò lo stesso con Kobbie Mainoo.
Kobbie deve lottare per il suo posto: non credo sia una brutta cosa essere in panchina al Manchester United a 20 anni. Ricordo che Cristiano Ronaldo era in panchina, Wayne Rooney era in panchina a volte, Juan Sebastián Verón non giocava. Ricordo tutta la storia del Manchester United e non c’è nessuno a cui non sia capitato, quindi continuiamo a cercare di evitare le sciocchezze e il rumore. Che ci crediate o no, voglio solo aiutare la squadra a vincere e aiutare Kobbie a diventare un giocatore migliore. Non voglio dimostrare niente a nessuno: cerco solo di vincere le partite e di dimostrare ai giocatori che, se fai le cose per bene, giochi a prescindere dal nome.»










