Parigi Bercy più lento del Roland Garros, il tennis cambia pelle per favorire i più forti (El Paìs)
Le superfici rallentano, si uniformano, diventano “neutre”: garanzia di equilibrio, ma anche perdita di identità.

Tokyo (Giappone) 31/07/2021 - Tennis / Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Imago/Image Sport nella foto: Alexander Zverev
Parigi ha rallentato. Il Masters 1000 di Bercy si è trasformato in un laboratorio con le palline molto più lente e qualcuno che paragona il torneo de Roland Garros. Lo stesso Alcaraz si è lamentato nei giorni scorsi. È come giocare sulla terra ha detto. Ne scrive El Paìs. Il torneo di Parigi-Bercy ha cambiato pelle: niente più punti rapidi e serve&volley, ma scambi lunghi, logoranti, che esaltano la tenacia più della potenza.
Zverev, Alcaraz e Bublik: “Parigi più lento del Roland Garros”
“Non voglio sembrare quello che si lamenta sempre, ma credo che il campo sia strano: è molto lento e la palla rimbalza poco. Anche se colpisci molto forte, sembra che non basti”, ha spiegato Alexander Zverev. Alcaraz, dal canto suo, ha spiegato dopo l’eliminazione di non aver sentito “nessun tipo di feeling” con la palla e, durante il match contro il britannico Norrie, si è rivolto al suo coach dicendo: “È più lento di Montecarlo!”. “Questo campo è incredibilmente lento, persino più di quello del Roland Garros. Lì la palla rimbalza molto, ma qui è il contrario”, ha detto Alexander Bublik, che per la prima volta raggiunge le semifinali di un Masters 1000 dopo aver battuto Alex de Miñaur.
Federer punta il dito: rallentano le superfici perché i migliori si incontrino in finale
Federer, che di tennis qualcosa capisce, osservava il mese scorso — durante una conversazione con Andy Roddick — che il gioco si è andato uniformando e che i tornei cercano deliberatamente di far sì che i migliori si incontrino più spesso in finale. “A Bercy i campi erano troppo veloci, volevamo rallentarli. I giocatori l’hanno notato e sembrano soddisfatti; non tutti sono d’accordo, ma abbiamo cercato il consenso più ampio possibile”, ha spiegato Cédric Pioline.
Il tennis sta cambiando pelle
Il tennis sta cambiando pelle, e non solo a Parigi. Le superfici rallentano, si uniformano, diventano “neutre”: garanzia di equilibrio, ma anche perdita di identità. “Odio che la velocità dei campi sia la stessa in tutti i tornei”, aveva criticato Zverev a inizio mese. L’erba non è più erba, il cemento non è più cemento, la terra non è più la terra. Tutto tende al centro, tutto tende al controllo.
E così Parigi si scopre specchio del tennis moderno: una superficie smussata, diplomatica, dove nessuno si lamenta troppo ma tutti, in fondo, sanno che qualcosa è cambiato. Un gioco meno feroce, più calcolato, più prevedibile. E forse, anche un po’ meno libero.










