Il St. Pauli, squadra tedesca di sinistra, ha scoperto che l’inno è di autori nazisti e il club non lo fa suonare più
Il St. Pauli al termine di una ricerca storica, ha scoperto che gli artisti autori erano in una lista protetta redatta da Goebbels (Athletic)

The club emblem of German Bundesliga football club St. Pauli can be seen in a hotel room of the Hotel Reichshof in Hamburg, northern Germany on March 4, 2011. The hotel room with the number 222 is decorated in the club colours of St. Pauli football club. AFP PHOTO / HENRIKE MUELLER GERMANY OUT (Photo by HENRIKE MUELLER / DPA / AFP)
Da febbraio 2025 il St. Pauli in Germania ha smesso di suonare “Das Herz von St. Pauli”, storico inno del club, dopo che un’indagine ha rivelato i legami nazisti dei suoi autori. La decisione ha diviso tifosi e città, costringendo il club più “di sinistra” di Germania a un doloroso confronto con la propria memoria. La ricercatrice Celina Albertz ha guidato lo studio, ricevendo critiche ma anche sostegno. Il St. Pauli ha scelto di non reintrodurre il brano, sostituendolo con altri canti. Una scelta scomoda, ma coerente con la sua identità antifascista. Lo scrive Athletic
“Das Herz von St. Pauli” l’inno del St.Pauli
“Das Herz von St. Pauli”, una popolare canzone dei tifosi, è stata suonata allo stadio Millerntor per due decenni. Ma ora non più. L’indagine del museo del club ha rivelato che l’autore, il compositore e il cantante della canzone erano tutti coinvolti con il partito nazista e con la propaganda di Joseph Goebbels. Per il principale club di sinistra tedesco, è stato un periodo difficile e delicato, simbolo di un confronto doloroso con il proprio passato. I tedeschi hanno un termine per questo processo: Vergangenheitsbewaeltigung, ovvero “fare i conti con il passato”. Ottant’anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, la domanda su chi fece cosa — e come giudicare oggi le opere di allora — resta viva.
Artisti inseriti in Germania da Goebbels in una lista protetta
Celina Albertz, politologa e ricercatrice del museo del club, ha guidato la ricerca sulla canzone. “Abbiamo un podcast museale”, racconta, “e qualcuno ci ha scritto chiedendo di parlare di St. Pauli e del porto. C’era un verso nella canzone — der hafen, die lichter — così ho deciso di approfondire il contesto.” Da lì, un viaggio nei legami tra cultura popolare e propaganda.. Hans Albers, l’attore e cantante che rese celebre il brano, fu inserito da Goebbels nella lista dei “Gottbegnadeten”, gli artisti protetti dal regime perché considerati troppo preziosi per la propaganda. Anche il compositore, Michael Jary, e il paroliere Josef Ollig avevano legami controversi con il Terzo Reich. Ollig, in particolare, lavorò come corrispondente di guerra per la Luftwaffe e scrisse resoconti destinati a veicolare una visione idealizzata del conflitto.
Il St.Pauli ha sospeso la canzone
Quando la verità è emersa, St. Pauli ha sospeso la canzone. “Un inno in uno stadio deve unire le persone”, ha dichiarato il presidente Oke Goettlich, “ma, data la discussione in corso, un momento del genere oggi non è possibile.” Le reazioni non si sono fatte attendere: una parte dei tifosi ha contestato la decisione, mentre altri hanno sostenuto la scelta di coerenza storica e morale.
Il museo del club, con Albertz e lo storico Peter Roemer, ha poi pubblicato un rapporto dettagliato, accompagnato da un incontro pubblico di confronto. Nessuna decisione affrettata, ma un chiaro messaggio: “Non è il momento di farsi trascinare dall’emotività, ma di agire con attenzione e coerenza”, ha spiegato il portavoce Patrick Gensing.
Oggi la canzone non viene più suonata, sostituita da un’alternanza di brani diversi. Ma il dibattito continua, anche online, segno di una ferita ancora aperta. “Molti tedeschi hanno ignorato la propria responsabilità per convivere con ciò che è accaduto,” dice Albertz. “Solo le nuove generazioni hanno iniziato a fare domande difficili ai propri genitori e nonni.”
Un percorso scomodo, ma necessario. Albertz lo sa bene: “Ho fatto ricerche sulla mia storia familiare, ed è stato difficile. Ma una vera cultura della memoria critica richiede di affrontare verità scomode, anche quando ci mettono a disagio.”
Il cuore di St. Pauli, oggi, batte più piano. Ma forse, proprio per questo, batte più vero.











