Il rugby non è più solo palla terra. La nuova La regola ha sdoganato i duelli aerei e rivoluzionato il gioco (Times)

Il duello aereo è diventato un’arte, si stanno formando gli specialisti. Il gioco è più aperto, più spettacolare ma anche più pericoloso

Rugby

2023 Mondiali di Rugby Francia 2023 / Irlanda-Sud Africa / Pieter-Steph du Toit-Peter O’ Mahony / foto Imago/Image Sport

Il rugby ha preso letteralmente il volo. Un anno fa World Rugby, la federazione internazionale che governa la palla ovale, vietò l’uso dei cosiddetti escort runners vale a dire i giocatori che la squadra d’attacco lancia lungo nel campo avversario, fanno ostruzione su chi cerca di correre verso la palla favorendo la presa alta in tutta tranquillità e sicurezza del giocatore che difende. Vietare questo atteggiamento significa che, una volta calciata la palla si può cercare di contendere la stessa in aria al giocatore avversario con impatti, al volo, che aumentano spettacolarità, ma anche il rischio di infortuni. Ne scrive il Times ricordando come la sconfitta dell’Inghilterra contro l’Australia è stata anche frutto di una maggiore preparazione dei wallabies nell’adozione di queste nuove regole.

I duelli aerei nel rugby

La crescente importanza dei duelli aerei nasce dal cambio regolamentare introdotto un anno fa, che ha vietato l’uso dei cosiddetti escort runners, i giocatori che bloccavano il percorso di chi andava a contendere la palla. È stata una modifica apparentemente tecnica, quasi invisibile agli occhi del pubblico, ma capace di cambiare la fisionomia del gioco. Da quando World Rugby ha deciso di liberare i cieli sopra l’ovale, il rugby ha iniziato a giocarsi in aria tanto quanto a terra. Le prime reazioni sono state di timore. «Nessuno vuole che il rugby si trasformi in football australiano», ha detto Steve Borthwick oggi ct della Nazionale inglese

Troppi calci, troppi errori, troppe collisioni potenzialmente pericolose. Ma il tempo, come spesso accade nello sport, ha trasformato il sospetto in innovazione. Oggi, un anno dopo, l’opinione diffusa è che la regola abbia aperto un nuovo orizzonte tattico: più libertà, più imprevedibilità, più spettacolo.

La palla invito al combattimento verticale

Forse i calci non sono diminuiti, ma ora il pallone viene indirizzato verso le ali come arma offensiva, e i duelli aerei creano più gioco aperto.
La palla non è più solo un mezzo per guadagnare territorio: è diventata un invito al combattimento verticale. Gli esterni si affrontano in salti perfettamente sincronizzati, spesso uno contro uno, in coreografie che ricordano più il basket o il football australiano che il rugby tradizionale.

Phil Dowson, direttore tecnico dei Northampton Saints, ha ammesso che «il gioco è diventato più aperto e il numero di mete nate da contrattacco è aumentato». L’assenza dei giocatori che fanno potenzialmente ostruzione ha spalancato lo spazio all’improvvisazione: un pallone contestato può generare caos, e dal caos — come insegna ogni apertura — nascono le opportunità migliori.

Ma non è solo una questione estetica. Il duello aereo è diventato un’arte precisa: angolo e velocità d’approccio, ritmo dei passi, posizione di stacco, postura in aria per resistere al contatto e mantenere le mani libere per afferrare la palla. Ogni salto viene studiato, filmato, misurato. Gli allenatori analizzano i countermovement jumps come se fossero rigori decisivi. Si cerca la “hang time” perfetta, quell’attimo di sospensione che fa sembrare il giocatore sospeso nel vuoto.

È per questo che l’Inghilterra di Steve Borthwick sta costruendo una squadra di specialisti del volo. Tommy Freeman, Freddie Steward, Tom Roebuck e Immanuel Feyi-Waboso rappresentano la nuova generazione di esterni: forti, alti, atletici, capaci di vincere la palla in cielo e trasformarla in punti a terra.

I pericoli degli infortuni

Eppure, dietro la bellezza dei voli ci sono le ombre delle cadute. Senza gli escort runners il contatto in aria è più frequente e meno prevedibile. Basta un piccolo errore di tempo o di equilibrio perché un duello spettacolare diventi una caduta rovinosa. «Ora che è un vero uno contro uno con la palla in aria, il rischio di infortuni esiste», avverte ancora Dowson. È il prezzo dell’evoluzione: più libertà, ma anche più vulnerabilità. Il rugby ha sempre vissuto nel compromesso fra spettacolo e sicurezza, e questa regola lo ha spinto un po’ più in là, verso il rischio controllato. «È una qualità che va valorizzata, perché può essere decisiva per la squadra. Il rugby è un gioco di duelli, e più battaglie vinci, più vicino sei alla vittoria.»

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