I problemi e la soluzione del Napoli sono nello spogliatoio

La distanza tra i metodi di Conte e gli agi dei calciatori. Quest'anno il Napoli non ha praticamente mai convinto, tranne che nel secondo tempo contro l'Inter

Napoli Conte

Ni Napoli 22/09/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Pisa / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: esultanza gol Leonardo Spinazzola con Antonio Conte

I problemi e la soluzione del Napoli sono nello spogliatoio

Se a novembre siamo ai chiarimenti da spogliatoio, ai tweet presidenziali, alle conferme di fiducia e all’unità d’intenti, la stagione è da considerarsi andata ampiamente in vacca. Lo dice la storia del Napoli. Ma non solo quella. Sono le dinamiche sociali di un gruppo di uomini che hanno compiuto un’impresa straordinaria e che oggi si guardano in cagnesco con l’uomo che li ha portati oltre i loro limiti, dopo una stagione sovrapponibile, al momento, a questa attuale. Il problema del Napoli potrebbe essere Antonio Conte che si ritiene più grande del club stesso, ovvero i giocatori che pensano debba esservi un riconoscimento “alla carriera” per la vittoria di uno scudetto inatteso. Tutto il resto conta poco o nulla. Non conta Kevin De Bruyne atterrato in uno spogliatoio che ancora aveva l’odore rancido dello champagne sui muri e della crema dei pasticcini andati a male. Non contano gli altri otto giocatori arrivati che, eccezion fatta per qualche highlight di Milinkovic Savic e Rasmus Højlund, al momento non hanno lasciato nessuna traccia del loro arrivo. Solo qualche lamentela e qualche magrissima figura una volta impiegati, citofonare Lucca.

La battaglia era, ed è, dentro lo spogliatoio del Napoli. La questione ambientale c’entra, ma è a valle. Lo scorso anno, visto l’unico impegno settimanale e la dote del decimo posto, nessun calciatore ha osato fiatare circa le metodologie di allenamento. Quello che creava malumori diffusi all’interno dello spogliatoio del Napoli erano (e sono) anche le modalità di comunicazione degli allenamenti, e i repentini cambi di agenda come ad esempio un allenamento random a settimana fissato per il pomeriggio, spostato la sera prima alla mattina successiva. Modalità dispotiche da un lato. Eccessiva disabitudine alla vita vera dall’altro. Ma tant’è. I mal di pancia erano già in itinere. Come detto il doppio impegno, i carichi che non scendono di intensità e le sconfitte umilianti per dimensioni e per modalità hanno fatto il resto. La rigidità di Conte, che allena come se si stesse preparando ad un’invasione russa, sostenuto dai risultati, è molto poco negoziabile. Gli ultratrentenni del Napoli, che sono anche i fedelissimi di Conte, vorrebbero poter contrattare qualcosa con l’allenatore. Lo scontro sottotraccia ha portato una crisi di solidità prima, ed una evidente crisi di produzione offensiva poi. Quando si è in difficoltà ci si aggrappa spesso ai numeri a giusta ragione. Ma oltre i numeri (risicati) vi sono le sensazioni. Ed eccezion fatta per il secondo tempo di guerriglia con l’Inter, il Napoli di quest’anno non ha mai convinto davvero. Ci si è aggrappati sempre alla posizione in classifica, ma in questo secondo post scudetto non c’è mai stata l’unità d’intenti dell’anno scorso. Anche dalle parole di Conte si è sempre compreso che qualcosa non fosse al proprio posto. Mai in questa stagione, a differenza della precedente, il tecnico ha elogiato pubblicamente i proprio giocatori.

La stagione vivrà come uno stallo alla messicana che potrebbe durare fino a fine campionato. Conte e De Laurentiis continuano nel solco della professionalità e del rispetto dei contratti. Si erano di fatto detti addio ad aprile. Ma poi lo scudetto, le insistenze di Oriali e soprattutto familiari del tecnico hanno talmente annebbiato la vista di Conte, facendo si rimanesse a Napoli, commettendo di fatto un grossolano errore di valutazione. Poi il tracollo. Perché cinque sconfitte stagionali a novembre, per una squadra di Conte sono un’enormità. Il sostegno a Conte non è solo di facciata, De Laurentiis non ha alternative libere da subito ad Antonio Conte. Troppo fresca la debacle che ha visto avvicendarsi sulla panchina del Napoli tre allenatori in una sola stagione.

Dicevamo della questione ambientale. Nulla ha potuto Conte per la gestione della vittoria. Nonostante la capacità di lanciare allarmi nelle rare dichiarazioni estive. L’aria che si respira in città dopo un successo di grande portata diventa mefitica. Ottunde i cervelli, e rallenta i riflessi. Lo scudetto a Napoli è un orgiastico baccanale di diabetici in pasticceria. Non c’è nulla da fare, è cosi e basta. Tre post-scudetti e mezzo fanno una prova. Tre stagioni difficili e un’altra che si preannuncia altrettanto. Di sicuro nessuno ritiene responsabile la società delle scelte sbagliate in estate. Ma affidarsi ad un gruppo di ultratrentenni, già decotto nel 2023 e resuscitato da Conte, al secondo scudetto in tre anni probabilmente non è stata un’idea brillante. Sono giocatori stanchi in fase di carriera assolutamente calante. Ma la scelta di continuare ad affidarsi a calciatori consunti è del tecnico. La società, dopo lo scudetto avrebbe, ed ha, avallato qualsiasi richiesta. Perché se ne saranno accorti in pochi. Ma ad oggi nel Napoli ciascun ramo ha una figura di riferimento.

De Laurentiis è un padre nobile. Che cerca di tenere il carro per la scesa.

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