Che inutile psicodramma, a Napoli tutto è tragedia
È un momento complicato ma superabile. Come ce ne sono stati ovunque in tutta la storia del calcio (anche al City di Guardiola). Basta retorica da fine di mondo

Napoli supporters celebrate winning the Italian Champions following the Italian Serie A football match between Napoli and Cagliari at Piazza del Plebiscito in Naples on May 23, 2025. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)
Che inutile psicodramma, a Napoli tutto è tragedia
La situazione è complicata ma non è da tragedia greca, come ha detto Zazzaroni. Ci sono toni da resa dei conti che piacciono troppo a una piazza incapace di crescere a livello mentale. Lo scorso anno Guardiola dove essere cacciato per come giocava il City? No e nemmeno Antonio Conte ora è in una situazione drammatica. O vogliamo ricorda il Psg come era combinato prima di Kvara e del playoff in Champions a febbraio? Il Napoli è secondo a 2 punti ed è in corsa Champions prima delle sfide di Coppa Italia e Supercoppa. Tutto questo avviene in una stagione dove non si vede uno straccio di gioco, una Seria A mediocre e la Roma di Gasperini si trova prima facendo uso dei denti e dei muscoli del gruppo più che della tecnica. Ogni domenica qualche calciatore si rompe o si ferma, segnale che il numero di partite e le preparazioni atletiche, oggi, vanno riviste o almeno va fatta una riflessione.
Nel dopo gara di Bologna ha fatto bene il coach british-pugliese ad alzare la voce dicendo qual è la situazione: il gruppo storico non corre, non mette il cuore, fa il compitino e non ha cattiveria. In questo modo diventa complicato anche l’inserimento prima mentale che agonistico dei nuovi arrivi. Fino alla gara con l’Inter qualcuno si era nascosto dietro De Bruyne: con la sua giocata si vince, se è più appannato colpa sua. Ora la situazione è palese. Nelle reazioni a gol e giocate si vedono anche atteggiamenti di sfiducia reciproca: vedi la faccia di Di Lorenzo contro Vanja al primo gol ma è proprio il capitano a perdersi Cambiaghi al primo affondo. Poi Politano e Lobotka in affanno, Gutierrez e Hojlund hanno messo grinta nel deserto.
La Società deve intervenire (ed è intervenuta) e mettere i punti sulle i. Questa stagione è sicuramente a un bivio ma non bisogna lasciarsi trasportare dalle sceneggiate umorali di una parte della piazza o da quella “napulitaneria” ostile a Conte da quando ha messe piede a Napoli. Si alzi la voce con chi non sembra avere grandi motivazioni o si sente stanco, si accomodino in panchina anche gli scudettati se serve. In campo va chi corre, chi lotta, chi sputa sudore. Conte abbia anche il coraggio di tirar fuori anche un capitano se non corre o chi è un “senatore”: meglio un Mazzocchi con la maglia bagnata che altri senza “cazzimma”, meglio Vergara o Ambrosino come dimostra il baby Pessina in porta domenica al Dall’Ara.
Perché è così che l’anno scorso è arrivato il 4° tricolore. La speranza è che anche il ritorno di Lukaku riporti un po’ di leadership ed esperienza in un gruppo un po’ sfilacciato. Poi a gennaio si faccia un bilancio e che possano arrivare rinforzi se il Napoli è in corsa su tutti i fronti. Bisogna dare la dimensione a una situazione per quello che è: momento complicato ma superabile, il progetto Conte è al secondo anno e ci deve essere la disponibilità di tutti a perseguirlo. Non c’è ancora alcun morto, la Società e il suo allenatore sono vivi per farlo a capire a questa squadra.










