Zazzaroni: «Biscardi appena i concorrenti andavano in pubblicità, chiedeva di alzare i toni per catturare spettatori»

Intervista a La Stampa: «Era un vero uomo di televisione. Conte è un fuoriclasse della didattica. Mourinho è stato il più bell’incontro della mia vita professionale, un uomo lealissimo»

Zazzaroni

Mc Roma 05/10/2024 - trasmissione Rai Tv ‘Ballando con le stelle’ / foto Mario Cartelli/Image nella foto: Ivan Zazzaroni

Zazzaroni: «Biscardi appena i concorrenti andavano in pubblicità, chiedeva di alzare i toni per catturare spettatori»

La Stampa intervista Ivan Zazzaroni direttore del Corriere dello Sport, giurato da vent’anni di “Ballando con le stelle”, ormai un personaggio a tutto tondo che si definisce presuntuoso e narciso.

«Come gran parte di coloro che fanno questo mestiere. Ma ho anche lavorato tanto, riciclandomi e ripartendo nei momenti difficili. Qualcuno ha detto che ho saputo costruire il mio brand. Ecco: io, però, non lo sapevo». 

Ma è vero che anche Mourinho vi guarda?
«Sì. Quando era al Fenerbahçe scherzava via WhatsApp su alcuni momenti delle puntate».

Da Istanbul vedeva la Rai?
«Noi e Don Matteo. Evidentemente la tv turca non doveva essere il massimo».

È uno dei pochi giornalisti che Mou segue su Instagram.
«L’unico. Quello con José è stato il più bell’incontro della mia vita professionale. Un grande allenatore: intelligente, motivatore, e un uomo lealissimo».

Lei si professa anche «un allegriano della prima ora».
«Mi piacciono i vincenti. Max è un tecnico di straordinarie intuizioni. È un po’ pigro, ma capisce il calcio come pochi».

Di Tudor invece ha detto: «Ha confermato di possedere il Dna bianconero».
«Riassume i valori della Juve. Poi un conto è averli, un altro è esprimerli sul campo: quello è più difficile, dipende molto dai giocatori».

Conte?
«Un fuoriclasse della didattica: Davide Astori, che lo ebbe come ct in Nazionale, mi disse: “Ho imparato più in 5 minuti con lui che in tanti anni con gli altri”».

Di solito Conte viene raccontato innanzitutto come motivatore.
«Sbagliano: non è solo questo. Secondo lei Sergio Leone era un grande motivatore? No, era un grande regista, che faceva crescere grandi attori».

Al «Guerin» ha fatto di tutto, fino a diventarne direttore due volte. Il battesimo in tv?
«Nel’91, al “Processo del lunedì” con Aldo Biscardi: rappresentavo la quota giovani. Aldo era un vero uomo di televisione: non ascoltava nemmeno quello che dicevamo, appena i canali concorrenti andavano in pubblicità, chiedeva di alzare i toni sapendo di catturare spettatori».

Come è cambiato il modo di raccontare lo sport in questi anni?
«Non lo sappiamo nemmeno noi: siamo disorientati, ci hanno tolto l’esclusiva del racconto. Adesso lo fanno tutti, anche chi non ha capacità e preparazione. Coi social c’è una concorrenza sleale, la tecnologia ha ucciso i media. L’obiettivo è reinventarsi, il problema è come». 

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