Sinner e Alcaraz si riconfermano al Six Kings Slam, la finale non sarà mai una semplice esibizione (CorSera)

Chi vince lancia un messaggio: Alcaraz vuole riconfermarsi Sinner prova a rimettersi al centro del villaggio. Entrambi sono arrivati in gran forma in Arabia.

Sinner alcaraz

Spain's Carlos Alcaraz (L) shakes hands with Italy's Jannik Sinner after winning the men's singles final match on day 15 of the French Open tennis tournament on Court Philippe-Chatrier at the Roland-Garros Complex in Paris on June 8, 2025. (Photo by Dimitar DILKOFF / AFP)

Jannik Sinner e Carlos Alcaraz si affronteranno nella finale del Six Kings Slam in Arabia Saudita, un torneo d’esibizione che non influirà sui punti Atp. Resta comunque un’altra finale probabilmente spettacolare tra i due più grandi rivali del tennis attuale.

Sinner e Alcaraz in finale al Six Kings Slam

Gaia Piccardi sul Corriere della Sera scrive:

“Non sarà mai un’amichevole. C’è troppo orgoglio in Jannik Sinner e Carlos Alcaraz per permettere che la sesta sfida stagionale, la prima sul veloce indoor, sia solo uno show. Six Kings Slam non muove la classifica, però l’incrocio di stasera si affaccia su una rivalità speciale e sul fazzoletto di 1.340 punti che separa Carlitos, tornato n.1 all’open Usa, da Jannik. Chi vince lancia un messaggio: Alcaraz vuole confermarsi il migliore, Sinner prova a rimettersi al centro del villaggio. E la chiamano esibizione.

Avevamo lasciato Sinner, fresco re di Pechino, contorto dai crampi a Shanghai. E Alcaraz, imperatore di Tokyo, con la caviglia sinistra fasciata dopo una storta. È scoppiata la polemica: si gioca troppo, l’Atp non prevede regole per il caldo estremo. Mentre gli altri si sgolavano, Jannik è rientrato a Montecarlo e Carlitos ha imbracciato la mazza da golf. A Riad si sono presentati entrambi in forma smagliante, famelici di tennis come animali di razza a cui sia stato sottratto il pasto. Sinner ha sbranato Tsitsipas e il vecchio Djokovic; Alcaraz ha fatto girare la testa a Fritz: i soliti trucchi da prestigiatore, più le magie che nemmeno Harry Potter sa tirare fuori dalla bacchetta. L’Arabia non ci sta dicendo nulla che non sapessimo già: lassù ci sono due marziani, e guardano dall’alto in basso i terrestri”. 

Agli Us Open è sembrata Psg-Inter molto più di quanto si creda

Sì, il servizio di Sinner non ha funzionato. Ma i colpi non sono compartimenti stagni. Se consentite, occorre un approccio olistico ai numeri. Ci sono percezioni di campo che è pressoché impossibile trasmettere. E le risposte di Alcaraz devono aver comunicato a Jannik un senso di forza, un’energia che lo ha quasi messo in soggezione. L’azzurro è un boa constrictor. Gioca meglio, diventa via via più feroce quando è in posizione di dominio rispetto all’avversario. Una volta che lo ha stretto nella sua morsa, non gli consente praticamente mai di liberarsi. A memoria, l’unica eccezione è stata la finale di Parigi contro Alcaraz con i due set di vantaggio, i tre matchpoint non sfruttati e quindi la sconfitta. Un’eccezione appunto. L’italiano soffre invece quando è sotto. Rende di meno. Non è una banalità perché non è così per tutti.

Quel che però è stato decisamente diverso, è stato il post-partita. Nell’Inter ci fu uno psicodramma che ancora non è stato superato. Lautaro ha rivelato che per cinque giorni non è riuscito a parlare. Ci fu l’addio di Inzaghi. Conseguenze traumatiche nello spogliatoio. Fu una botta tremenda per l’autostima della squadra e dei calciatori. La reazione di Sinner è stata completamente diversa.

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