Il Real Madrid è solo nella sua arroganza, anche Laporta è tornato all’ovile

Ne parla El Mundo. "Florentino Perez è un prodotto del Real Madrid imperiale. Ha una concezione messianica della presidenza"

Florentino Perez liga Real Madrid Superlega Pallone d'Oro

Mg Milano 23/09/2019 - The Best Fifa Football Awards / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Florentino Perez

Il Real Madrid è solo nella sua arroganza, anche Laporta è tornato all’ovile

Il ritorno di Joan Laporta nel grembo del sistema calcistico europeo segna la fine di una breve stagione di ribellione (della Superlega guidata da Perez ndr) e il trionfo della realpolitik sportiva. Lo scrive El Mundo. Dopo le sfide e le tensioni legate al progetto della Superlega, il presidente del Barcellona ha scelto di riallinearsi all’establishment rappresentato da Nasser Al Khelaifi e Aleksander Ceferin, rinunciando di fatto a ogni velleità di indipendenza. Mentre il Barça torna a far parte del gregge, il Real Madrid resta solo, fedele a un’idea di grandezza che lo isola e lo distingue da tutti gli altri (in negativo ndr). È la solitudine dei giganti: quella che accompagna il club più titolato del mondo e il suo presidente, Florentino Pérez, padre di una Superlega mai nata.

La solitudine del Real Madrid: Perez camminerà sempre da solo (El Mundo)

Scrive così El Mundo:

“Joan Laporta è tornato all’ovile. Belando docilmente, ha affrettato il suo ritorno agli ovili di Al Khelaifi e Ceferin , che paternamente gli hanno accarezzato la schiena da pecora e lo hanno accolto all’abbeveratoio comune. […] Il Real Madrid si ritrova a ballare da solo con la sua fanta-Superlega, in mezzo a una pista da ballo deserta, senza musica e con le luci spente. Ma meglio soli che in cattiva compagnia. Il Barça attuale può essere un compagno di cella, ma non un compagno di ballo, di viaggio o di letto.

In un modo o nell’altro, il Madrid è sempre stato solo. Nella sua maestosità; nella sua arroganza; nel suo orgoglio; nella sua ambizione; nel suo coraggio; nel suo rifiuto di accettare la sconfitta, che è difficile da digerire, e nella sua resistenza alle critiche. […] Nella coltivazione del proprio mito, perché nessuno, tranne se stesso, che vive con se stesso, può comprenderlo e trasmetterlo appieno. La solitudine del Madrid non è quella della mancanza di seguaci in tutto il mondo. Al contrario, è quella dell’impossibilità di confrontarsi con il resto del mondo del calcio, diviso in due emisferi. In uno, il Madrid regna. […]

Florentino Perez è un prodotto del Real Madrid imperiale e convinto del suo provvidenzialismo nel rappresentarlo. Alle sue virtù manageriali e al suo moderno senso dello spettacolo, unisce una concezione messianica della presidenza. È rimasto solo con la Superlega, un bambino non ancora nato, fecondato in vitro, nel cui rapporto familiare l’orfano è il padre. […] Camminerà sempre da solo.”

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