L’universo dei segnali per il calcio d’angolo, dal braccio alzato al tocco della bandierina. Ogni squadra ha il suo
The Athletic h fatto una panoramica dei trucchetti, ma alla fine lo devi saper battere bene altrimenti non serve a nulla

Napoli's Polish midfielder #20 Piotr Zielinski kicks a corner during the Italian Serie A football match Frosinone vs Napoli at the Benito Stirpe stadium in Frosinone, on August 19, 2023. (Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP)
Ma cosa vuol dire alzare un braccio, o due, toccare la bandierina, fare un qualsiasi gesto apparentemente pieno di significato prima di battere un calcio d’angolo? The Athletic ha provato a decifrare cosa significano davvero quei segnali e gli altri sottili indizi che i battitori di corner inviano.
I segnali dal calcio d’angolo ai compagni
“In genere, un solo braccio alzato indica un cross verso il primo palo, mentre due braccia in alto segnalano una traiettoria verso il secondo. Ma le squadre spesso si divertono a invertire i significati per confondere gli avversari. Così, il gesto della mano destra alzata potrà significare una cosa per un giocatore dell’Arsenal, e un’altra per uno dell’Everton. Se il calciatore non alza affatto le braccia prima del calcio d’angolo, può voler dire che mira a un punto diverso, magari verso il dischetto del rigore. Fin qui, tutto abbastanza lineare.
Un giocatore statunitense, oggi in Europa, ha spiegato che nel suo caso il segnale non è l’alzata di braccio, ma il momento in cui questo si abbassa: «Quando scende, partono i movimenti. Se gli avversari reagiscono all’alzata, si muovono in anticipo e perdono il tempo giusto». Ci sono anche altri segnali: toccare la palla con entrambe le mani prima di battere indica una corta, o addirittura far rimbalzare il pallone durante l’avvicinamento. Tutti dettagli che rendono il codice sempre più sofisticato”.
I pionieri di Stoke City
“Nei primi anni 2000, lo Stoke City di Tony Pulis era temuto per l’efficacia sulle palle inattive. Danny Higginbotham, difensore del club tra il 2006 e il 2013, ricorda ore e ore di allenamenti per sincronizzare i movimenti con i segnali del battitore. «Ci voleva un lavoro estenuante e ripetitivo», racconta. «Il gesto della mano in alto dettava il nostro tempo in area. Spesso partivamo già in movimento, ma tutto si basava sul momento esatto in cui il battitore arretrava il passo per colpire il pallone. Era una questione di tempismo». A volte il segnale era ancora più discreto: «Poteva essere un tocco sulla bandierina prima del tiro — voleva dire palla sul primo palo per una deviazione. Oppure un gesto di mano particolare che indicava una giocata specifica: mi ha fatto segnare diversi gol». Higginbotham paragona il sistema a quello del football americano: «Come un quarterback che lancia segnali ai compagni. Tutto dipende dal codice condiviso»”.
L’Arsenal e il calcio d’angolo
“Nella scorsa stagione, l’Arsenal è stata la squadra che ha segnato più gol da calcio d’angolo in Premier League: 14 su 251 tentativi. Un punto di forza costruito nel tempo da Mikel Arteta e dal suo specialista dei calci piazzati, Nicolas Jover. Le loro coreografie cominciano spesso da un segnale preciso, un braccio alzato da Declan Rice o Bukayo Saka. In una vittoria per 4-1 contro il Newcastle nel febbraio 2024, per esempio, si è potuto osservare come il gesto di Rice – il braccio sinistro alzato – innescasse una serie di movimenti coordinati: Havertz e Kiwior si gettavano sul primo palo, Gabriel li seguiva; Saliba stazionava nell’area piccola, White era pronto a ostacolare il portiere, e Martinelli si muoveva dal dischetto verso il secondo palo liberato. L’idea era creare superiorità numerica al primo palo, trascinare via i difensori e lasciare uno spazio libero che Martinelli potesse attaccare. Tutto, apparentemente, deciso da un semplice gesto del braccio”.
Gli Analisti e l’intelligenza artificiale
“Stuart Reid, analista freelance specializzato nei calci piazzati, racconta di guardare “anche 300 corner al giorno” per studiare le routine delle squadre. «Tirarsi su i calzettoni, toccare la palla sul petto, sollevarla sopra la testa, battere la fronte: sono tutti segnali. E ora che le squadre analizzano i dati, chi batte deve essere sempre più bravo a mascherarli. In futuro — aggiunge — l’intelligenza artificiale sarà usata per decodificarli, rendendo il gioco un continuo duello di astuzie tra chi manda e chi legge i segnali». Per Higginbotham, però, resta una verità di fondo: «Servono battitori precisi. Noi allo Stoke avevamo giocatori come Lawrence, Etherington, Whelan, Pennant, Hendrie: sapevano mettere la palla su una moneta da cinquanta pence. Oggi l’Arsenal ha Saka e Rice, altrettanto bravi». Eppure, conclude sorridendo, questo linguaggio segreto non è necessario per chi gioca solo per divertirsi. «Alleno la squadra di mio figlio, under 13. Non lavoriamo sui corner in modo dettagliato, ma mi fa ridere vedere i ragazzi alzare il braccio prima di calciare. Non sanno nemmeno perché lo fanno. Lo fanno e basta»”.