L’aumento degli infortuni pone dubbi sulle nuove tecnologie: prevengono, ma non è detto che curano (So Foot)

Non tutti credono nell'implementazione delle nuove tecnologie per limitarli e ridurli. Il Real Madrid utilizza, ad esempio, la termografia a infrarossi; il Barcellona si affida alla genetica.

Mbappé Bardella infortuni

Dusseldorf (Germania) 17/06/2024 - Euro 2024 / Austria-Francia / foto Image Sport nella foto: Kylian Mbappe'

Gli infortuni nel calcio sono sempre più frequenti dato il gran numero di partite in ogni stagione, tra club e nazionale. Negli ultimi anni, sono state implementate tecnologie per limitarli e ridurre i tempi di recupero. Ma sono davvero efficaci?

Gli infortuni nel calcio e l’implementazione delle nuove tecnologie

So Foot scrive:

Tra le stagioni 2020-2021 e 2023-2024, il numero medio di infortuni in Premier League è raddoppiato da 75 a 146 per tutti i club d’élite. La colpa è sempre dei calendari e della creazione di nuove competizioni, che nell’ultimo decennio ha messo in evidenza le ultime tecnologie all’avanguardia per prevenire gli infortuni, o addirittura ridurne la durata di guarigione. Per capire l’ecatombe generale, come quella che possiamo vedere attualmente nella Nazionale francese, dobbiamo fare un passo indietro rispetto all’infortunio. A partire dal Gps, il top indossato dai giocatori in allenamento e nelle partite. Come spiegato da Emmanuel Vallance, responsabile delle prestazioni del Tolosa: «Molte persone pensano che sia usato solo per misurare le accelerazioni. Questo non è vero, ha diverse funzioni. Integra anche un giroscopio, che consente di localizzare l’atleta nello spazio. L’importante non è basarsi sui dati della squadra, ma in relazione all’individuo». Una montagna di dati che permette, ad esempio, di adattare una sessione di allenamento a un singolo giocatore perché abbiamo visto che uno degli indicatori era rosso. Il Real Madrid utilizza in particolare la termografia a infrarossi, che rileva il sovraccarico e l’affaticamento dei muscoli del giocatore; il suo uso contribuisce a ridurre le lesioni muscolari di circa il 70% da una stagione all’altra.

A Tolosa, lo staff si affida all’apprendimento automatico (“machine learning” in inglese), un sistema che utilizza i dati per fare previsioni nel tempo e anticipare un rischio di infortuni. «Nel corso di una settimana di allenamento, possiamo rilevare possibili problemi se cambiamo un parametro», commenta Vallance, la cui tesi pubblicata nel 2023 si concentra proprio sull’affidabilità del machine learning, i cui modelli sono riusciti a prevedere i livelli di sforzo di 38 giocatori professionisti con il 60% in meno di errori rispetto alle previsioni casuali. Al timone delle tendenze che ora vanno di moda, c’è la crioterapia. Un metodo che utilizza il freddo per alleviare il dolore e migliorare il recupero dopo uno sforzo fisico intenso, elogiato dai più grandi club dagli anni 2010. In realtà, la tecnologia non va a guardare la formazione di un calciatore professionista; nel periodo dell’adolescenza, ci sono grandi differenze morfologiche tra giovani giocatori. Un allenamento mal dosato porta ad un rischio più elevato di lesioni ripetute una volta terminata la crescita. Facendo eco ai casi di Dani Olmo e Pedri (ripetutamente infortunati in giovane età), il Barcellona ha deciso di scommettere sul test del Dna. Il club catalano collabora da molti anni con la sua start-up locale Sm Genomics per rilevare le debolezze muscolari, tendinee e legamentose tramite la genetica. Ma la tecnologia è in grado di agire una volta che il danno è fatto? In ogni caso, offre molte tracce il cui uso non è ancora unanime. Una folle corsa contro il tempo, che non ha ancora trovato una ricetta miracolosa. 

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