Il sindaco di Udine: «Non andrò allo stadio a vedere Italia-Israele. Forti pressioni di Figc e Ministero per giocare qui»
A Radio Crc: «Bari aveva detto di no. Non ci sarò perché voglio lanciare un messaggio. Per il match sono attesi 10 mila manifestanti e 5 mila spettatori»

French and Israeli supporters wave flags ahead of the UEFA Nations League League A, Group A2 football match between France and Israel at The Stade de France stadium in Saint-Denis, in the northern outskirts of Paris, on November 14, 2024. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)
Oggi su Crc, radio partner del Napoli, nel corso della trasmissione “A Pranzo con Chiariello” è intervenuto il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni. Di seguito le sue parole.
Le parole del sindaco di Udine
«Le misure di sicurezza in vista della partita tra Italia e Israele saranno notevoli, importanti e idonee a partite di questo tipo. Le misure sono organizzate in modo che la manifestazione si svolga nel centro storico di Udine e non all’esterno dello stadio che si trova in periferia. Per il match sono attesi 10 mila manifestanti e 5 mila persone per assistere alla partita allo stadio. Noi speriamo che non ci siano disordini e scontri prima della partita. La manifestazione che si svolgerà nel centro storico è quella che il Comune di Udine ha permesso nel rispetto dei limiti imposti dalla legge mentre tutt’altra organizzazione sarà riservata alla gestione della sicurezza all’esterno dello stadio dove le misure saranno intensificate in caso di atti di terrorismo. La decisione ultima di far disputare la partita allo Stadio Friuli non spettava al Comune di Udine. Ma alla società calcistica dell’Udinese. Vi ricordo che dieci anni fa il Comune di Udine ha dato in concessione lo stadio all’Udinese per 99 anni, quindi sono loro che dovevano decidere».
Forti pressioni ricevute
«L’Udinese è in un momento di grande difficoltà e se il Ministro dello Sport e la Federazione chiedono alla società di Udine di far disputare la partita nel proprio stadio, è difficile dire di no ai propri capi. Gli incassi della squadra friulana sono ridotti a zero quindi non è di grande convenienza far disputare la partita nel proprio stadio per l’Udinese, ma c’è un sistema che parte dall’alto per il quale se il governo e la federazione italiana vogliono far disputare la partita ad Udine, spetta all’Udinese la decisione di non far disputare la partita. In un momento di difficoltà per la città e l’Udinese, si può mai dire di no? In realtà, il Ministero degli Interni aveva chiesto alla città di Bari di far ospitare la partita. Ma il capoluogo pugliese ha dichiarato di non voler ospitare il match. Quindi, il Ministero si è rivolto di nuovo al Comune di Udine. La decisione è scaturita anche dal fatto che l’anno scorso non ci furono incidenti e la situazione fu tranquilla poiché c’è un minore flusso di esterni rispetto ai grandi centri urbani di Milano, Firenze e Napoli».
Sulla sua presenza
«Il mio augurio è che un giorno la città di Udine possa ospitare la partita tra Israele e Palestina poiché vorrà dire che avremo raggiunto la pace, facendo due stati e potremo fare una festa sportiva. Oggi, purtroppo, questo non esiste e quindi la città di Udine sta solo prestando un servizio al paese. Paura? No, io non sarò né allo stadio né alle manifestazioni. Ho deciso di andare alla veglia del Ministro che ci sarà in parallelo allo svolgimento della partita. Chi vuole la pace deve tenere sia per Israele che per la Palestina. Sulla partecipazione di Israele c’erano tante soluzioni, si poteva giocare anche a porte chiuse per evitare ulteriori conflitti».
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«Alla fine, però, avremo la presenza del Ministro dello Sport, del Presidente della Federcalcio, il Presidente della Regione Friuli e tutte le autorità predisposte all’evento. Io non ci sarò perché voglio lanciare un messaggio che se c’è un disagio e non c’è un clima di festa per un evento sportivo come questo, mi assumo la responsabilità di non andare alla partita. Ci sarò quando ci sarà un clima migliore».