I tifosi violenti esistono, inutile chiamarli “non tifosi”: anche lo sport ha il suo lato oscuro (Gazzetta)

In seguito allo scontro tra tifoserie di basket di Pistoia e Rieti, la politica e lo sport ha allontanato gli aggressori con una formula insensata. Chiamateli malati o criminali, ma sono tifosi.

Napoli Basket tifosi

foto Daniele Buffa/Image Sport

Dopo la tragedia avvenuta in seguito all’incontro di basket tra Pistoia e Rieti, con il lancio di sassi verso il pullman dei tifosi del Pistoia e la tragica morte dell’autista e di una donna colpita al volto, lo sport e la politica ha denominato gli aggressori “non tifosi”.

I tifosi non definiti tali in realtà lo sono, una cruda verità

Scrive Franco Arturi sulla Gazzetta dello Sport:

Non sono tifosi. Implacabile e tambureggiante, riappare questa frase strafatta nelle reazioni istituzionali alla morte dell’autista in seconda del pullman dei tifosi di basket di Pistoia, assalito da tifosi di Rieti con lancio di sassi, uno dei quali, un mattone, ha sfondato il parabrezza colpendo al volto in modo fatale Raffaele Marianella, 65 anni. La tragedia si è compiuta domenica sera, dopo l’incontro di A2. E nelle ore seguenti all’agguato omicida, come dicevamo, dal ministro Abodi in giù, lo sport ha allontanato da sé gli aggressori con quella formula che abbiamo sentito un’infinità di volte: non sono tifosi. Condita con altre espressioni altrettanto usurate come “fatti che nulla hanno a che fare con lo sport”. Eppure era noto da anni che anche alcune frange di tifoserie di basket erano fuori controllo, provocando incidenti di varia gravità. Modelli calcistici evidenti: contaminazione da curva da stadio, o quelle parti di esse che i processi di Milano hanno messo a nudo. C’erano allarmi specifici delle forze dell’ordine, ma non sono serviti ad evitare l’epilogo tragico.

Questa gente frequenta stadi o palazzetti da anni e sperimenta, impunita, forme sempre più pericolose di inciviltà e criminalità: che senso ha quindi, al di là della patetica negazione e dello spostamento psicologico, sostenere che non sono tifosi? Lo sono disgraziatamente e vanno definiti come tali, magari con aggettivi tipo malati o criminali. Anche lo sport può nascondere un lato oscuro: slealtà, corruzione, abusi, violenza ne fanno purtroppo parte. È doloroso ammetterlo, proprio perché l’agonismo nasce all’insegna del rispetto degli avversari, ma necessario. Sullo sfondo vedo il pericolo di una pavida rassegnazione, all’insegna di questa convinzione aberrante: il male è dovunque, dunque una parte avrà una genesi pretestuosamente sportiva. Pessimismo cosmico che viaggia sul treno dell’irresponsabilità. In realtà siamo tutti impegnati, nei rispettivi settori, a estirpare la mala pianta. Non fingendo, come lo sport fa da anni, che il problema sia minore del percepito. 

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