Gasperini: «Ha ragione Del Piero, la tecnica è trascurata. In Italia i club selezionano solo in base alla struttura fisica»

Intervista al Corsport: «la Spagna invece ha rispettato la propria identità. E la propria natura. A pallone possono giocare gli alti e i bassi, solo i grassi non possono»

Gasperini roma

Dc Roma 31/07/2025 - amichevole / Roma-Cannes / foto Domenico Cippitelli/Image Sport nella foto: Gianpiero Gasperini

Gasperini: «Ha ragione Del Piero, la tecnica è trascurata. In Italia i club selezionano solo in base alla struttura fisica»

Gasperini, tecnico della Roma, intervistato dal Corriere dello Sport, a firma del direttore Ivan Zazzaroni. Qui parla dei sospetti di doping sulla sua Atalanta. 

Un aspetto che Del Piero ha evidenziato è la propensione dei nostri club a trascurare l’identità italiana per andare a riempire le squadre di giocatori fisici, alti, forti.
«A calcio gioca chi è alto 1,60 e chi due metri. E gli unici che non possono giocare sono i grassi, quelli grassi non giocano, tutti gli altri possono giocare e per questo è uno sport straordinario. Anche il tennis è molto più selettivo di questi tempi. Nel calcio esiste la fisicità ed esiste l’abilità, la destrezza è un qualcosa che noi mediterranei possediamo. Sono stati bravi gli spagnoli».

Solo che noi non possiamo più permettercela, non la sviluppiamo come un tempo, l’abilità costa tanto.
Gasperini: «Ho ascoltato l’intervento di Del Piero, ne ho parlato talvolta anche con lui. Se osservi una squadra dilettantistica di ragazzini e una professionistica la differenza più rilevante è nella statura. Le squadre pro selezionano regolarmente in base alla statura, alla struttura fisica. Vuol dire che non si guarda più all’abilità, alla destrezza, alla coordinazione. Perché è stata bravissima la Spagna? Perché ha rispettato la propria identità. E la propria natura, non mi piace parlare di razza, è di statura media normale, mediterranea. Noi abbiamo spostato tutto al Nord Europa. Poi però la Norvegia ci fa tre gol. La Norvegia dovrebbe vincere a hockey su ghiaccio con noi, non tre a zero a pallone».

So che c’è un tema che ti sta particolarmente a cuore e riguarda la tua professione.
«Noi allenatori siamo i più esposti e i meno tutelati. Penso soprattutto ai giovani. Il più delle volte con la società si fanno dei programmi che per ragioni quasi sempre di carattere economico non vengono rispettati. E il tecnico si ritrova così con una squadra che non lo rappresenta e fatica a inquadrare… Una volta iniziato il campionato noi siamo vincolati da un contratto che, se insoddisfatti della piega presa dal mercato, non possiamo rompere. Le norme attuali non ci consentono di cambiare nel corso della stagione. Il mercato dovrebbe finire prima dell’inizio della serie A oppure l’allenatore lasciato libero di decidere il proprio destino anche a torneo appena cominciato. Come vedi, non parlo di denaro, solo di princìpi».

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