Con Conte il secondo anno volano gli stracci. Da Napoli se n’era andato, poi la Juve non quagliò (Crosetti)

Su Repubblica: Aveva capito che il secondo anno con De Laurentiis e relativo mercato sontuoso ma imprevedibile, sarebbe stato complicato

Conte

Napoli's Italian head coach Antonio Conte looks on during the Italian Serie A football match SSC Napoli vs Genoa CFC, at the Diego Armando Maradona Stadium in Naples on October 5, 2025. (Photo by CARLO HERMANN / AFP)

Dopo la disfatta contro il Psv è tempo di bilanci. Il Napoli e il suo allenatore lo hanno fatto ieri a Castel Volturno appena atterrati, ma altri bilanci attendono gli azzurri. Sabato c’è l’Inter e bisogna recuperare lo smalto perduto. Soprattuto bisogna capire quali siano i motivi che hanno portato ad una catastrofe come il 6-2 rimediato ad Eindhoven. Frattanto c’è qualcosa di diverso dall’anno scorso, qualcosa che non coinvolge solo i calciatori, ma anche il tecnico. Crosetti su Repubblica parla della “regola del due”, secondo cui Conte non ha mai resistito più di due anni in un club, fatta eccezione per la Juventus.

“Antonio Conte allenatore ai primordi (brillanti) restò un solo anno a Bari, a Bergamo e a Siena. E a parte l’amata Juve riportata all’onor del mondo, dove Antonio è rimasto per l’inaudita eternità di anni tre (sbattendo poi la porta in faccia ad Andrea Agnelli a ritiro estivo già iniziato), Conte non ha mai derogato dalla regola del due: due anni al Chelsea, due all’Inter, due al Tottenham, due anni pure in Nazionale dove l’Italia chiamò sebbene l’elmo di Scipio fosse destinato a rotolare come una pentola alla solita scadenza biennale.

Leggi anche: Dall’esonero al Chelsea al tonfo di Eindhoven: Conte, cronistoria di secondi anni travagliati

Chi acquista Antonio Conte, sa che la garanzia dura due anni. Nel primo anno dei suoi bienni, per chi lo conosce bene (Giorgio Chiellini), il valore aggiunto di Antonio porta molti, molti punti in più: fino a 10. Poi, però, quasi sempre volano gli stracci. Antonio lo sa, annusa l’aria e se possibile toglie il disturbo: da Napoli se n’era praticamente andato già a primavera inoltrata, a campionato finito, poi la Juve non quagliò e Antonio (a Ischia, c’eravamo) ci ripensò. Aveva capito che il secondo anno con De Laurentiis e relativo mercato sontuoso ma imprevedibile, sarebbe stato complicato (aggettivo usato non a caso da Antonio ad Eindhoven, dopo il diluvio). Ma un anno è troppo poco, e tre sono troppi”.

Correlate