Sinner ha capito dopo 5 minuti che avrebbe perso: quando Alcaraz, di dritto, gli ha tirato un vincente sul suo vincente

Un gesto tecnico quasi inspiegabile. Studiato. Nessuno era riuscito a tirare più forte di Sinner sulle accelerazioni di Sinner. Lì Jannik ha visto sgretolarsi le sue sicurezze

Sinner

Italy's Jannik Sinner reacts as he plays Spain's Carlos Alcaraz in the men's singles final tennis match on day fifteen of the US Open tennis tournament at the USTA Billie Jean King National Tennis Center in New York City on September 7, 2025. (Photo by KENA BETANCUR / AFP)

Sinner ha cominciato a capire che avrebbe perso contro Alcaraz dopo 5 minuti circa. Nel primo game della finale degli Us Open, quando è andato a battere da sinistra, col vantaggio e la palla per l’1-0. Mette in campo la prima (“la percentuale di prime” sarà poi il mantra per tutto il match), Alcaraz ribatte come può, e Sinner tira il vincente sul dritto dell’avversario. E’ lì che succede.

Succede che Alcaraz è in recupero, ma frusta il colpo con una velocità di braccio pressoché inedita. È un cambio di stato tecnico: quella palla non può – non era mai accaduto prima, non così consapevolmente – tornare indietro a quella velocità e con quella rotazione. Sinner, colto alla sprovvista, è costretto a rinculare sul suo dritto, ci mette la racchetta a stento. Si scompone. Alza la traiettoria – sacrilegio! – per rubare una frazione d’ossigeno. Lo scambio cambia padrone: Alcaraz allora picchia di nuovo, poi si va sulla diagonale di rovescio. Sinner in quel momento è ancora convinto della sua implacabilità nelle accelerazioni, è una sicurezza tattile che più di ogni altro ha nel circuito. Una convinzione granitica. Crolla tutto lì: cambia di nuovo col rovescio, spinge in lungolinea sul dritto di Alcaraz, e gli torna indietro la stessa saetta zampillante che l’aveva fulminato poco prima. Solo che stavolta è un vincente.

Lo rifarà, Alcaraz. Svelando all’avversario e al mondo che li guarda che – sorpresa – ha trovato la soluzione: il vincente sul vincente di Sinner. I ricercatori non ne avevano mai osservato uno in natura. Tecnicamente inspiegabile. Certamente non casuale: perché nei giochi a venire sarà quella la punta che più di tutte entrerà a far male. Non tanto per quantità, ma per vilipendio successivo: posso colpirti come e quando voglio. Tu tiri forte? E io più forte. È il ribaltamento della resa di Wimbledon. Studiata, allenata, messa a punto. Non c’è niente di estemporaneo in quel colpo. È sostanza pura, un’arma usata puntualmente quando serve, a contorno d’un menù completo.

Somiglia al dritto a uncino di Nadal invece quello di Alcaraz è un colpo originale che ha sorpreso Sinner

Assomiglia al dritto a uncino di Nadal, ma solo perché la mente umana si comporta così davanti alle novità: cerchiamo dei termini di paragone, per darci le coordinate. E invece quello è un gesto tecnico originale, anti-climatico. Con meno rotazione, ma nemmeno così piatto da dirsi disperato. È un colpo giocato con un timing raggelante, spostando il peso in avanti quando tutto il corpo sta scatenando la sua energia in recupero, nel verso opposto opposta. Il manifesto della difesa rimodulata in attacco, che è poi la grande rivoluzione di entrambi: Sinner e Alcaraz stanno cambiando il tennis mentre non ce ne rediamo conto. Ne scrisse tempo fa il New York Times. Solo che lo spagnolo ha dato forma a un prodigio.

Se fate una ricerca su Youtube, troverete decine di tutorial e video d’analisi che decostruiscono per spiegare a noi umani il dritto di Alcaraz. Quello di Sinner peraltro è da questo punto di vista una tesi universitaria di biomeccanica: il suono profondo della palla colpita da Sinner è ormai una leggenda nel circuito, ed è il prodotto di una perfetta (davvero) catena cinetica al lavoro con un movimento fluido e implacabile. Ecco: Alcaraz ha battuto Sinner a casa sua, sul suo campo da gioco, con la sua arma migliore. New York fu teatro della prima vera sfida di tennis-ping-pong tra i due. A New York abbiamo assistito al livello successivo.

È un passaggio mentale, più che tecnico. Perché in quei primi game del match, l’utilizzo programmato e così violento di quella risorsa diventa uno scalpello. Un colpo, due, tre, quattro ed ecco che crolla giù il costone di roccia: Sinner non ha più la sicurezza di quella – pur parzialissima – superiorità. È lì che qualsiasi tennista, da una finale Slam al terza categoria di Frammamolo Superiore, comincia a perdere.

Poi, dopo, Alcaraz ha vinto la partita in tanti altri modi diversi. Non c’è stato scampo. Ma aveva già vinto dopo 5 minuti. Di colpo.

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