Se Guardiola resta troppo al City, rischia la fine di Wenger ricordato per l’ultima mediocrità (Telegraph)
"Per una volta, la risposta alla crisi è stata liberarsi dalle ossessioni e andare a vedere gli Us Open. Sembra uno che non abbia il cuore nella lotta, ha smesso di ricercare la perfezione"

Orlando 01/07/2025 - FIFA Club World Cup 2025 / Manchester City-Al Hilal / foto Imago/Image Sport nella foto: Josep Guardiola ONLY ITALY
È giusto che un allenatore costruisca la sua squadra e dia valore al proprio lavoro nel tempo, restando a lungo in uno stesso club. O almeno questo è quello che abbiamo sempre recepito come tale. Anche Conte disse che il suo difetto è stato proprio quello di non dare fiducia a un progetto (letteralmente mai) per più di tre anni di fila. Oggi il Telegraph però paragona Guardiola ad Arsene Wenger, che all’Arsenal è rimasto per addirittura 22 anni prima di lasciare la panchina. Facendo quindi pensare che esista un tempo limite oltre il quale un allenatore non dovrebbe rimanere nella stessa squadra. Cuore della discussione le prime due sconfitte in campionato su tre gare giocate in Premier.
Guardiola rischia di fare la fine di Wenger, che all’Arsenal rimase troppo a lungo (Telegraph)
Scrive così il quotidiano britannico:
“Per una volta, la risposta di Pep Guardiola a una piccola crisi è stata quella di liberarsi delle sue ossessioni. Invece di lasciarsi travolgere da una sequenza iniziale di due sconfitte in campionato su tre, ha trovato rifugio in passioni alternative, passando dalla finale maschile degli Us Open a New York. L’ultima volta che si è lasciato trasportare da simili distrazioni nel bel mezzo di una stagione è stato nel 2012, quando ha celebrato il suo anno sabbatico post-Barcellona […]
Ma il fatto stesso che Guardiola stia cercando conforto oltre il Manchester City fornisce un indizio sul suo cambiamento di mentalità. A 54 anni, turbato dall’inchiesta sulla forma sgangherata della sua squadra e dall’infinita saga delle 130 accuse, ha il comportamento di qualcuno il cui cuore non è completamente nella lotta. […] Tra i 18 trofei e gli innumerevoli capolavori tattici, c’è il dubbio insistente se abbia sbagliato una decisione cruciale, sprecando l’opportunità di ritirarsi al vertice. […]
Sebbene avrebbe potuto emulare Jürgen Klopp, tirandosi indietro con il pretesto che l’indicatore del carburante lampeggiava in rosso, Guardiola suscita sempre più parallelismi con Arsène Wenger, una figura che ha superato la sua accoglienza. La mediocrità che si è insinuata nell’autunno del regno di Wenger ha sfigurato la sua opera, condannandolo a essere ricordato non tanto come l’architetto degli Invincibili del 2003-04 quanto, per citare i suoi critici più accaniti, come un allenatore analogico nell’era digitale. […]
In un certo senso, dovremmo evitare di preoccuparci per lui. Guardiola sta lasciando molti indizi su dove lo porterà la vita dopo la scadenza del suo contratto con il City nel 2027 […] C’è la sensazione, tuttavia, che i problemi di Guardiola siano troppo profondi per essere risolti in una sola sosta per le nazionali. Non per la prima volta, sembra esausto dalla ricerca della perfezione”.